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Venerdì, 19 Aprile 2024
La data che taglia la testa al toro

L'ultimatum di Casaleggio al Movimento 5 Stelle

L'associazione Rousseau ha sancito una data, dopo la quale, se non dovesse essere risolta la questione economica, sarà divorzio. Ma se Conte dovesse trasformare la casa M5s in un partito

L’associazione Rousseau taglia la testa al toro. Se entro il 22 aprile prossimo, il Movimento 5 Stelle non dovesse sanare i debiti che esige la piattaforma digitale, sarà divorzio definitivo. E’ quanto si legge in un comunicato dell’associazione di cui fa parte Davide Casaleggio e pubblicato sul Blog delle Stelle. E’ lì che si legge la deadline indicata per effettuare tutti i bonifici. In totale circa 400mila euro che i parlamentari pentastellati devono a Rousseau per i servizi digitali. Dunque, se entro la fine del mese i conti non dovessero tornare, “saremo costretti a immaginare per Rousseau un percorso diverso, lontano da chi non rispetta gli accordi e vicino, invece, a chi vuole creare un impatto positivo sul mondo” si legge nel documento. Un appello che echeggia in una piazza vuota però se è vero quanto aveva detto l’ex Premier Giuseppe Conte in occasione dell'assemblea dei gruppi del Movimento 5 Stelle: “Non abbiamo bisogno di associazioni varie: il nostro impegno politico e culturale lo viviamo interamente nel Movimento". Parafrasando, non c’è bisogno della piattaforma Rousseau, il cui ultimatum sembra destinato a cadere nel vuoto. Anzi, il Movimento stesso sembra prendere poco sul serio la presa di posizione di Rousseau e, da fonti interne, trapela la volontà di pensare ai prolemi del paese perché "estraniarsi dal contesto reale del Paese, alimentando le polemiche su questioni interne, è un lusso che non possiamo permetterci".

Ultimatum di Rousseau al Movimento 5 Stelle

Intanto però Rousseau non ci sta e riepiloga quanto avvenuto negli ultimi 15 mesi di mal di pancia, a partire da gennaio 2020 quando “il Movimento, attraverso alcuni dei suoi portavoce, ha iniziato a non onorare gli accordi in relazione alle attività erogate dall’associazione Rousseau, omettendo di mettere in atto qualsivoglia presidio funzionale a garantire il rispetto delle regole e degli impegni presi”. Da qual momento c’è stata la bozza di contratto che, secondo Rousseau, non sarebbe mai stata discussa e una sfilza di solleciti a pagare. “Nei giorni scorsi abbiamo anche attivato una raccolta fondi per provare a mantenere vivo il progetto civico a prescindere dalle decisioni del Movimento”. Ma ormai la piattaforma rischia di implodere sotto il peso dei debiti. Da qui arriva la decisione di mettere con le spalle al muro il Movimento, accusato di decisioni rimandate, prese e mai attuate e impedite “come quelle dei Probiviri di sanzionare i morosi, ma anche da decisioni negate, come il diniego di attivare un accordo con Rousseau”.

L'alternativa c'è: ecco il programma degli espulsi M5S

Dunque se da una parte Rousseau sembra tendere una mano a Conte, quest’ultimo non sembra intenzionato a fare nulla per coglierla. Del resto la piattaforma non aveva mai creato un vero strappo, anche quando Davide Casaleggio, in occasione della presentazione del nuovo manifesto Controvento, aveva aperto la piattaforma a tutti quei movimenti, anche internazionali, che se ne volessero servire. E’ stato Conte a strappare e adesso c’è da capire se l’avvocato del popolo possa cambiare idea. Anche se Conte non è iscritto al Movimento e il dubbio che sia lui l'interlocutore di Rousseau è lecito. 

Fatto sta che, se non si dovesse arrivare ad un accordo entro il 22 aprile, ognuno andrà per la sua strada. Ma Rousseau vuole evitarlo e spera che nel futuro ci sia una guida nel Movimento, che non butti alle ortiche quei principi e quei valori che “Gianroberto riteneva elementi inscindibili, identitari e di credibilità del MoVimento da lui fondato”. Tanto è che, una cosa è certa: se il Movimento diventa un partito, allora non c'è pace che tenga. Lo ha ribadito Enrica Sabatini, socia dell'Associazione Rousseau, che spiega: "Il Movimento abiurerebbe tutti i principi definiti da Gianroberto Casaleggio, l'architettura di partecipazione di Rousseau non avrebbe alcuna utilità perché è nata per superare le strutture gerarchiche partitiche e sicuramente non per crearle".

Movimento 5 Stelle pressato anche dagli espulsi 

Intanto, in pressing sul Movimento 5 Stelle, arrivano anche gli espulsi che, riorganizzatisi nella componente parlamentare l'Alternativa C'è, chiedono ai pentastellati di aprire il portafoglio e utilizzare “gli oltre 7 milioni accumulati sul conto del Comitato delle restituzioni dei parlamentari per le finalità pattuite: aiutare i cittadini in difficoltà''. Gli ex 5 stelle si riferiscono ai ristoratori, negozianti, ambulanti e lavoratori in gravissima difficoltà economica. I parlamentari esuli lo chiedono in qualità di chi ha contribuito alla costituzione di quel fondo e “diffidiamo Crimi dall'utilizzare anche parte di tale fondo per la costituzione del nuovo partito''.

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