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Martedì, 16 Aprile 2024
POLITICA

Vertice Monti-partiti: intesa su lavoro e giustizia

Il colloquio a Palazzo Chigi tra il premier Mario Monti e i segretari di Pd, Pdl e Udc è durato più di 5 ore. Rinviate le questioni Rai e crescita

E' stato un colloquio-fiume quello di ieri sera a Palazzo Chigi tra il premier Mario Monti e i tre leader di partito Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Al centro della discussione, durata 5 ore e mezza, i temi dell'agenda di governo dei prossimi giorni e mesi. Il premier Mario Monti riesce a mettere da parte tensioni e schermaglie politiche degli ultimi giorni e alla fine si dice "molto soddisfatto" per l' esito del vertice a palazzo Chigi anche se sui temi della crescita e, soprattutto, della Rai è ancora stallo.

L'incontro è stato immortalato con una foto su Twitter postata dal leader Udc come auspicio per il futuro. Il Professore riesce comunque a mediare tra i partiti della maggioranza e a portare a casa gli accordi cruciali sulla riforma del lavoro e l'articolo 18, sul ddl corruzione e sulla responsabilità civile dei magistrati, avviando l'istruttoria dei dossier 'delicatì' che saranno riaffrontati "in una prossima riunione".

QUESTIONE RAI - Il futuro di viale Mazzini vede infatti invariate le distanze tra Pdl e Pd che, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, hanno tenuto il punto con il Pdl che vuole procedere alle nomine in base alla legge Gasparri e il Pd che è contrario. Lo stop non raffredda però la soddisfazione di Monti che può considerare il vertice un ottimo passo avanti per il governo. Che volesse fare sul serio sui dossier fondamentali si è capito quando, a vertice appena cominciato, hanno varcato il portone di Palazzo Chigi i ministri Corrado Passera, Elsa Fornero, Paola Severino e Giulio Terzi. Ministri che non finiscono nella foto di gruppo che Casini aveva già messo su Twitter per immortalare il premier Mario Monti e i tre leader di Pdl, Pd e Udc nell'auspicio che quest'esperienza di governo vada oltre il 2013.

GIUSTIZIA - Sul fronte giustizia, sono stati sciolti tutti i nodi che bloccavano il governo e, venendo incontro alle richieste del Pdl, si è in più deciso di fare una nuova legge sulle intercettazioni. Il ddl anti-corruzione sarà ampliato, in particolare nelle norme relative alla corruzione tra privati e alla revisione della pena sulla corruzione. Il ministro Severino ha proposto di correggere con un emendamento il problema sulla responsabilità civile dei magistrati per arrivare ad "una soluzione più equilibrata" a maggior tutela dei magistrati.

RIFORMA DEL LAVORO - Ma il piatto forte della cena era, come richiesto da tutti, la riforma del mercato del lavoro, arrivata allo sprint finale con le parti sociali e che Monti vorrebbe chiudere nel vertice di martedì prossimo. Il premier ha sottolineato "la necessità di una riforma ad ampio raggio dei diversi aspetti del mercato del lavoro" per rendere più credibile l'impegno del governo per le riforme. E per ottenere una riforma ad ampio raggio nessun tema può essere considerato tabù. E infatti il provvedimento, illustrato dal ministro Fornero, mette ordine nella giungla dei contratti, rivede gli ammortizzatori sociali "assicurando l'universalità di un nuovo sistema di assicurazione sociale per l' impiego".

Sul nodo dell' art.18, il modello che il governo propone alle parti sociali si basa su quello tedesco con una revisione delle norme che regolano il licenziamento dei lavoratori, distinguendo tra il licenziamento per ragioni discriminatorie da quello per ragioni disciplinari e quello causato da ragioni esclusivamente economiche. L'impegno di Monti e del ministro Severino è di accelerare i tempi delle cause di lavoro.

Orientamenti che sembrano aver convinto i leader politici che, fa sapere Palazzo Chigi in una nota, si augurano che si possa trovare "l'accordo delle parti sociali e ottenere un'approvazione tempestiva da parte del Parlamento". In fondo, come dessert un po' indigesto, Monti ha lasciato il tema che già in partenza era considerato il più ostico per un'intesa: la Rai, sulla quale Bersani sembrava convinto di tenere il punto di non partecipare al prossimo giro di nomine e Alfano, dal canto suo, non disposto a cambiare la legge Gasparri. Alla fine, forse complice la presenza del ministro Terzi, ha consigliato tutti ad un diplomatico rinvio della questione. (fonte Ansa)

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