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Giovedì, 28 Marzo 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Perché Beppe Grillo non ne ha detta una giusta nel video in cui difende il figlio

Che tristezza il video in cui Beppe Grillo difende il figlio. Si può comprendere la frustrazione di un padre sulle cui spalle pesa il macigno di un’indagine giudiziaria così dura da mandare giù? Sì, e anzi, se siamo garantisti veri, la prima cosa su cui ragionare è come sia ancora possibile che un’indagine per violenza sessuale di gruppo possa durare 2 anni, poi forse il rinvio a giudizio, poi un processo (di quanti altri anni?), poi i ricorsi e i controricorsi. Ma è un paese civile quello in cui si resta appesi per così tanto tempo ad una accusa che magari poi si rivela anche infondata? No e se Beppe Grillo, da manettaro, possa aver compreso che nella giustizia non ci sono solo bianco e nero, che anche i pm possono sbagliare, ben venga.  

Perché Beppe Grillo non ne ha detta una giusta nel video

Ma non è neppure normale ascoltare il delirio di chi, in un minuto e mezzo di video, non ne azzecca neppure una. “Io voglio chiedervi, voglio una spiegazione sul perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati”. Lasciamo perdere il sarcasmo sul fatto che il figlio di Beppe e i suoi amici non siano degli stupratori seriali. Uno stupratore non deve per forza rispondere all’identikit di Jack lo squartatore. Si può anche sbagliare una volta, insistere di fronte una donna che ci dice di "No" e quello, è uno stupro. Comunque per la domanda del comico genovese c'è il codice penale, dove c’è scritto come, di fronte ad un 609 bis (violenza sessuale), l’arresto è obbligatorio solo in caso di flagranza di reato. Quindi tentare di minimizzare il fatto perché non siano scattate le manette è pura mistificazione. Grillo ha sbagliato. 

Il secondo punto è la narrazione di un gruppo di “ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano con il pisello di fuori”. E’ una possibilità, certo perché per quegli indagati non è neanche detto che si debba procedere con un processo e comunque restano innocenti fino a prova contraria. Ma al momento c’è anche la possibilità che la violenza sessuale ci sia stata e allora, nel dubbio, non si mettano alla gogna i ragazzi, ma non si minimizzi neppure la vicenda. Invece Grillo, con quella frase, derubrica una ipotesi di violenza sessuale ad una goliardata di 4 ragazzi, maggiorenni comunque e ben fuori dal periodo adolescenziale. Grillo ha sbagliato. 

Il terzo punto riguarda il video della serata al centro dell'inchiesta. Grillo è furioso perché secondo lui quelle immagini sarebbero la "prova" della infondatezza dell’impianto accusatorio. Ma anche qui sbaglia alla grande Grillo per un motivo: premesso che noi non abbiamo visto le immagini, per cui non possiamo giudicare, è un fatto che ci sia un procuratore convinto che, al contrario, quelle immagini siano un elemento indiziario a sfavore degli indagati o che, almeno, la ricostruzione della presunta vittima sia credibile e solida. Grillo ha sbagliato. 

Ma la cosa che proprio non si può perdonare è quella esternazione sul fatto che una ragazza stuprata sia meno credibile se dopo la violenza pratichi sport e decida di denunciare il fatto 8 giorni dopo. Ma come, tu quoque Grillo? Il padre fondatore del Movimento 5 Stelle, che più di chiunque altro rivendica (giustamente) la riforma del codice rosso, che permette alle forze di polizia di intervenire subito di fronte alle violenza domestica, consentendo immediati provvedimenti di protezione delle vittime; che appesantisce le pene e che, incredibile, ha allungato i tempi per sporgere denuncia da 6 mesi fino ad un anno dal fatto.

Ma Grillo lo sa perché l’ex Ministro Bonafede, il suo Bonafede lo aveva fatto? Perché abbiamo un grande problema: un mare sommerso di donne che non denunciano. Non lo fanno per la paura di ritorsioni o di non essere credute. Soprattutto per quella immensa vergogna che si prova prova dopo una violenza, per quel tarlo nella testa di una vittima che le vuole convincere come, in fondo, sia anche un po' colpa loro. Non denunciano perché terrorizzate dal giudizio morale dell'interlocutore. E dopo tanti anni di lotta culturale, da parte delle associazioni anti violenza, psicologi ed esperti della Polizia di Stato, Beppe Grillo ha usato tutto il suo potere mediatico per far calare quel giudizio su una ragazza di 19 anni, mentre noi stiamo qui a contare le donne uccise da uomini che, prima dell'omicidio, le hanno maltrattate per anni. Magari alcune di loro avessero denunciato dopo 8 giorni. Avrebbero forse salva la vita.  

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