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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Vitalizi ai parlamentari, cosa cambia: assegni meno ricchi e 'staccati' più tardi

La proposta approvata alla Camera adesso dovrà passare dal Senato, prima di approdare alla Corte Costituzionale: ecco cosa cambia rispetto al sistema attuale

Con la proposta approvata ieri alla Camera, sono molte le cose cha cambiano per i parlamentari e i loro vitalizi, che adesso verranno considerati alla stessa stregua delle pensioni dei dipendenti pubblici: dunque assegni meno ricchi, e che saranno “staccati” più tardi. 

Con il nuova testo (che ancora deve affrontare il Senato e la Corte Costituzionale), saranno due le principali novità: a stretta riguarderà anche gli ex parlamentari; e gli assegni saranno staccati non più al compimento dei 65 anni ma più in avanti, in linea con le regole della riforma Fornero. Modifiche cui si dovranno adeguare anche le Regioni, per le pensioni dei consiglieri.

Il sistema attuale

Con la riforma dei Regolamenti interni delle Camere del 2012, l’assegno vitalizio di deputati e di senatori è stato abolito e al suo posto è stato istituito un sistema di tipo previdenziale. Tuttavia, i parlamentari cessati dal mandato prima del 2012 hanno continuato a percepire gli assegni vitalizi pre-riforma e a coloro che hanno esercitato un mandato prima di tale data, e che sono stati poi rieletti, viene applicato un sistema pro-rata, ossia basato in parte sulla quota di assegni vitalizi effettivamente maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. I neo deputati, ossia quelli eletti la prima volta dopo la riforma, hanno invece diritto a una pensione interamente calcolata con tale sistema contributivo, che però ha regole differenti rispetto a quelle in vigore per i lavoratori dipendenti.

Cosa cambia

La pdl Richetti prevede l’introduzione di un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti, e la sua estensione a tutti gli eletti, compresi gli ex parlamentari che attualmente beneficiano dell’assegno vitalizio, in modo da abolire definitivamente i trattamenti in essere basati ancora sul sistema dei vitalizi. La pdl interviene anche sui vitalizi dei consiglieri regionali e sul loro trattamento previdenziale, in modo da adeguarli al nuovo regime valido per i parlamentari e per la generalità dei lavoratori. Si prevede, quindi, che le Regioni, sia a statuto ordinario, sia a statuto speciale, e le province autonome di Trento e di Bolzano si debbano adeguare a quanto previsto per i parlamentari nazionali, pena la decurtazione del 50% delle spese per i vitalizi.

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