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Venerdì, 19 Aprile 2024
Siamo pronti?

Perché si parla di voto a 16 anni in Italia (e dove succede già)

Il tema è tornato d'attualità dopo le parole di Enrico Letta, che intende battersi per allargare il suffragio ai più giovani. Il nostro Paese è pronto per questo cambiamento? Ecco cosa succede all'estero

Diritto di voto a tutti i cittadini che hanno compiuto i 16 anni di età. Al momento si tratta soltanto di un'idea, un modo per ''dare spazio ai giovani'' tornato di attualità dopo le parole di Enrico Letta che, durante l'Assemblea Nazionale del Pd ha tracciato i punti su cui intenderà battersi: tra questi c'è anche il voto ai 16enni, una battaglia storica per i dem. 

Secondo la normativa attualmente in vigore in Italia, hanno diritto al voto tutti i cittadini con almeno 18 anni, ma esistono diversi Paesi nel mondo in cui hanno accesso alle urne cittadini di età inferiore. L'estensione del suffragio ai cittadini più giovani è un tema su cui il dibattito è acceso da diversi anni. Il primo ad effettuare questo passaggio è stato il Brasile che, attraverso una riforma del 1988, ha abbassato il limite di età da 18 a 16 anni. 

In Europa la prima a compiere questo passo è stata la Germania negli anni 90':  lo stato tedesco della Bassa Sassonia abbassò il limite di età a 16, ma soltanto per le regionali. I primi ad consentire il voto ai 16enni per le elezioni politiche sono stati gli austriaci nel 2007. Qualche anno più tardi, nel 2018, sarà Malta ad a votare la modifica della costituzione, consentendo così l'accesso alle urne dai 16 anni in su.

Esistono poi dei casi particolari come Timor Est e Indonesia, dove il limite di età è di 17 anni, o come la Corea del Nord, dove il l'età minima è di 17 anni, ma ai militari è concesso di votare senza limiti anagrafici. In Bosnia ed Erzegovina invece è consentito il voto ai 16enni, ma soltanto se impiegati.

I Paesi in cui si vota a 16 anni

Ecco l'elenco dei Paesi in cui è consentito votare a 16 anni di età, comprese alcune eccezioni:

  • Austria;
  • Bosnia ed Erzegovinam soltanto se impiegati;
  • Estonia, per le elezioni locali;
  • Galles, per le elezioni del Senedd (parlamento) e le elezioni locali
  • Germania, per le elezioni regionali negli stati di Brandeburgo, Brema, Amburgo e Schleswig-Holstein. Per le elezioni municipali negli stati di Baden Württemberg, Berlino, Brandeburgo, Brema, Amburgo, Meclemburgo-Pomerania Anteriore, Bassa Sassonia, Renania settentrionale-Vestfalia, Sassonia-Anhalt, Schleswig-Holstein e Turingia;
  • Grecia;
  • Dipendenze della Corona: Guernsey, Isola di Man, Jersey;
  • Malta;
  • Scozia, per referendum su indipendenza, elezioni di parlamento e governo;
  • Svizzera, solo per le elezioni locali nel Canton Glarona;
  • Argentina;
  • Brasile;
  • Cuba;
  • Timor Est, 17 anni;
  • Ecuador;
  • Indonesia, 17 anni, nessun limite per persone sposate, fatta eccezione per militari e polizia;
  • Israele, 17 anni per elezioni comunali;
  • Corea del nord, 17 anni, militari votano senza limiti di età;
  • Nicaragua;

Il caso degli Stati Uniti

Meritano un discorso a parte gli Stati Uniti, dove la situazione è senza dubbio più complessa. Sono 17 gli stati che consentono il voto ai 17enni alle elezioni primarie e ai caucus (incontri che si svolgono tra i sostenitori di un partito politico o di un movimento, simili alle elezioni primarie) soltanto se avranno 18 anni entro il giorno delle elezioni. Si tratta di Colorado, Connecticut, Delaware, Illinois, Indiana, Kentucky, Maine, Maryland, Mississippi, Nebraska, New Mexico, Carolina del Nord, Ohio, Carolina del Sud, Virginia, Vermont e Virginia Occidentale. 

La legge è diversa in Iowa, Minnesota e Nevada, dove ai 17enni è consentito partecipare a tutti i caucus presidenziali, senza però avere la possibilità di votare alle elezioni primarie per altri uffici. Infine, Alaska, Hawaii, Idaho, Kansas, Washington e Wyoming consentono ai diciassettenni di partecipare solo ai caucus democratici, ma non a quello repubblicano.

Il Pd ed Enrico Letta puntano ad abbassare a 16 anni l'età per andare a votare, ma a questo punto una domanda sorge spontanea: i giovani italiani sono pronti per questo cambiamento?

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