Il nuovo governo dovrà ascoltare anche l'Italia che non ha votato
L'astensione record di queste elezioni politiche dimostra l'assurdità di quello che è accaduto: una crisi mentre il governo di Mario Draghi stava ottenendo successi in economia e nell'approvvigionamento di energia; una campagna elettorale basata su programmi affrettati e sul discredito degli avversari; una legge elettorale che ha tolto agli elettori il potere di scegliere i parlamentari, assegnando loro soltanto la ratifica di nomi sconosciuti scelti dalle segreterie dei partiti. E una distanza abissale, anche nell'età di gran parte dei candidati, dalle risposte che i giovani si attendevano.
Il nuovo Parlamento e, quindi, il nuovo governo nascono senza l'apporto di quasi la metà degli aventi diritto al voto, con i record negativi di molte regioni, come la Campania. In questa altissima percentuale di astensione, vanno contati i cinque milioni di elettori, tra i quali studenti universitari, insegnanti, medici, privati del diritto di voto fuori sede. Ma anche quella che non ha votato, per protesta o perché le è stato impedito, è un'Italia che pensa, che fatica, che sogna. E di questo il nuovo premier, chiunque sarà, dovrà tenerne conto.
Ci auguriamo che dal risultato nasca al più presto un governo che in nome della vittoria non offenda l'opposizione. E rispetti la maggioranza silenziosa che non ha votato. Ma che rappresenta, appunto, la maggioranza relativa del Paese.