Aveva fatto discutere un'inchiesta del settimanale L'Espresso sull'effettiva potabilità dell'acqua in Campania.

Dall'articolo di giornale a un'indagine della procura il passo è stato, questa volta, molto breve,

La procura antimafia di Napoli ha aperto un'indagine sulla potabilità dell'acqua in Campania e i carabinieri hanno acquisito documenti negli uffici dell'Arpac, l'ente che gestisce i controlli ambientali, in nove laboratori di analisi e nel comando americano.

Non ci sono reati ipotizzati, oggi come oggi. Non ancora.

Si vuole però fare assoluta chiarezza sulle discrepanze tra i test effettuati dai tecnici statunitensi e quelli condotti dalle autorità pubbliche campane.

I pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio analizzeranno gli esami idrici realizzati tra il 2009 e il 2013 per conto della Regione Campania paragonandoli agli studi fatti dai militari statunitensu citati dall'espresso nell'inchiesta "Bevi Napoli e poi muori"

La campagna di analisi delle forze armate americane aveva individuato acqua con “livelli di rischio non accettabili” anche nei rubinetti serviti dall'acquedotto municipale di Napoli e di altri centri campani. Nel capoluogo queste livelli considerati pericolosi erano stati riscontrati nel 57 per cento delle abitazioni testate. L'Abc, la società idrica municipale, ha contestato questi risultati sostenendo che tutta l'acqua era perfettamente potabile. Ma il comando Usa ha mantenuto l'avvertimento a tutto il personale di usare all'esterno delle basi solo acqua minerale per qualunque uso alimentare, mentre le condotte che riforniscono le installazioni statunitensi sono state dotate di ulteriori impianti di depurazione.

Il sindaco Luigi De Magistris aveva annunciato una richiesta di danni all'Espresso per un miliardo di euro dopo la pubblicazione dell'inchiesta: ma la storia non sembra essere ancora terminata.