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Giovedì, 25 Aprile 2024

Alfano vuole tenersi il centrodestra: "Primarie aperte, non consegnarci agli estremisti"

In un passaggio dell'intervista contenuta nell'ultimo libro di Bruno Vespa il vicepremier fa la voce grossa: "Il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso le primarie"

Il prossimo candidato premier del centrodestra deve essere scelto attraverso elezioni primarie "il più aperte possibile". Questo l'Alfano-pensiero confessato a Bruno Vespa per il libro "Sale, zucchero e caffè. L'Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica" in uscita l'8 novembre da Mondadori-Rai Eri.

"La mia idea - ha detto Alfano - non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie (Beatrice Lorenzin era coordinatrice dei miei comitati). Io stesso, poi, le bloccai quando Berlusconi decise di ripresentarsi, e Giorgia Meloni ancora me lo rimprovera. Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti. Chi prende più consensi diventa il candidato".

"Il punto di separazione non è stato e non è il nome del nuovo partito, Forza Italia, che richiama anni bellissimi, e neanche i ruoli personali, a cominciare dalla segreteria del partito. Le questioni sono sempre state tre, e cioè la linea del partito, la stabilità del governo e il futuro, ovvero la modalità attraverso cui si individua il futuro gruppo dirigente a cominciare dai prossimi candidati per tutte le competizioni, oltre all'idea di rilanciare un grande centrodestra sul modello della formidabile intuizione di Silvio Berlusconi del 1994 che ebbe enorme successo e che si ripeté nel 2001 con la Casa delle Libertà". 

"Un'alleanza delle forze politiche alternative alla sinistra, che condivisero un programma dentro una coalizione che vinse e governò per cinque anni. E a proposito della linea del partito, il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Silvio Berlusconi non lo è, ma c'è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva".

Fonte: Sale, zucchero e caffè →
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