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Venerdì, 29 Marzo 2024

Versa per un anno ansiolitici nel cappuccino di una collega per prenderle il posto

Condanna a quattro anni in primo grado per un’impiegata di un’agenzia di assicurazioni di Bra, in provincia di Cuneo

Un’impiegata in un’agenzia di assicurazioni di Bra (Cuneo) è stata condannata per lesioni personali aggravate: era accusata di aver versato per circa un anno degli ansiolitici nel cappuccino di una collega "rivale". L’agenzia aveva annunciato tagli al personale e la donna aveva iniziato a temere che la collega potesse rubarle il posto. I fatti risalgono al 2017 e ora è arrivata la condanna in primo grado del tribunale di Asti, con rito abbreviato, come scrive La Stampa. I suoi avvocati hanno annunciato l’intenzine di ricorrere in appello. 

L'impiegata aveva studiato il piano nei minimi dettagli. Essendo lei “incaricata” di andare al bar di fronte l’ufficio ogni mattina per ritirare le ordinazioni per i colleghi, aveva deciso quindi di sfruttare questa situazione per versare benzodiazepine in notevole quantità nella tazzina della collega così da provocarle sonnolenza, riflessi ritardati e altri malesseri. L’impiegata aveva quindi continuato a versare segretamente gli ansiolitici nel caffè della collega per diversi periodi, a fasi alterne.

I malesseri improvvisi, i primi sospetti, poi la conferma

Gli effetti si erano fatti vedere subito e la donna aveva iniziato a rivolgersi a diversi specialisti per capire cosa le stesse succedendo, ignara di tutto, senza che nessuno riuscisse a capire che cosa avesse. La donna aveva iniziato anche a passare diversi periodi a casa, dopo aver notato che i malesseri che accusava diminuivano significativamente quando era lontana dall’ufficio. In un occasione, addirittura, la donna avrebbe avuto un incidente in auto finendo con un albero, e il sospetto è che che questo sia avvenuto perché gli ansiolitici che assumeva a sua insaputa potrebbero aver influenzato la sua capacità alla guida.

Col tempo sono iniziati i primi sospetti e poi i controlli di carabinieri, che hanno iniziato a indagare seguendo l’impiegata e scoprendo che prima di riportare i caffè in ufficio aggiungeva qualcosa di sospetto alla bevanda della collega. La donna è stata anche filmata ma la prova definitiva si è avuta quando la vittima ha portato ad analizzare un campione di cappuccino, sospettando che fosse proprio quella bevanda a provocarle i malesseri di cui soffriva. 

Fonte: La Stampa →
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