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Giovedì, 25 Aprile 2024

Ante Coric: la strana storia del "bidone" comprato dalla Roma

Repubblica racconta di un'indagine della Guardia di Finanza al momento senza indagati né ipotesi di reato. E di uno strano giro dei soldi pagati per il giocatore

Repubblica racconta oggi in un articolo a firma di Carlo Bonini e Marco Mensurati una strana storia di calciomercato che coinvolge l'A.S. Roma, il giocatore Ante Coric e Giuseppe Cionci, rappresentante "della società Cornersport Management Srl" secondo un'informativa della Guardia di Finanza. Coric è stato acquistato dalla società giallorossa nel giugno 2018 e, secondo l'indagine della procura di Roma e di quella di Zagabria citata dal quotidiano, il suo acquisto, costato 8 milioni di euro, era "legato alla facilitazione del progetto dello stadio da parte della Regione". 

Nell'articolo si racconta di come il giocatore non abbia risposto alle promesse che lo dipingevano come il nuovo Modric, ma il punto importante è che nella primavera del 2019 si presenta a Trigoria proprio Cionci per chiedere 500mila euro di commissione in aggiunta al cachet (circa 500 mila) che aveva già percepito per aver facilitato l'acquisto di Coric. Il Ceo appena nominato da Pallotta e futuro Ceo della Roma dei Friedkin, Guido Fienga, consiglia all’uomo di scordarsi quel denaro non previsto dal contratto. Ma soprattutto, raccontano Bonini e Mensurati, Cionci è uomo della politica: è stato direttore generale de L'Ora di Palermo ed editore di Cinque Giorni, quotidiano free press ostile alla giunta Alemanno. Ed è amico di lunga data di Nicola Zingaretti oltre che architetto della sua lista civica del 2008. Di lui parla anche Salvatore Buzzi nei verbali dell'inchiesta "mondo di Mezzo: "È l'uomo dei soldi di Zingaretti". Il 18 settembre 2019 alla porta della Roma bussano due ufficiali della Guardia di Finanza con in mano un ordine di esibizione documenti della procura di Roma.

Il documento che i due finanzieri devono notificare è — si legge — «In esecuzione dell’ordine europeo di indagine numero Kn-Us-2/15 della procura della Repubblica, ufficio per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata di Zagabria». Lo notificano — si legge — all’allora vicepresidente della Roma, Mauro Baldissoni, cui vengono chiesti tutti gli «atti e i documenti afferenti l’acquisto e il trasferimento del calciatore Ante Coric dal club Gnk Dinamo Zagreb al club As Roma per il quale è stato concluso il trasferimento in data 10 maggio 2018, firmato dall’avv. Baldissoni e Igor Kodzoman e Tomislav Svetina». A Baldissoni viene chiesto anche di indicare se la Roma si fosse avvalsa, al tempo della trattativa, di un intermediario per l’operazione — e, nel caso, di chi. Baldissoni indica il nome di Giuseppe Cionci. 

Secondo l'indagine degli 8 milioni di euro pagati per il giocatore alla società di appartenenza se ne sono fermati due: gli altri sono stati spacchettati in due tranche. La prima è andata a Dubai e da lì è tornata a Zagabria. L'altra è stata inviata a Cipro e da lì è tornata in Italia. Ci sono due ipotesi investigative: la prima è quella di un'operazione di ricicolaggio; la seconda riguarda Cionci come intermediario anche per lo stadio della Roma. Ma nell'inchiesta, avvertono gli autori nelle ultime righe, al momento non risultano reati ipotizzati né persone indagate. 

EDIT 26 NOVEMBRE: Oggi Giuseppe Cionci risponde alle domande di Repubblica sulla vicenda:

Ci racconta la storia di questo bidone di mercato?
«L’ho già fatto con la Finanza. Rispondo volentieri anche a voi. Coric, nel 2017, era celebrato come un campione. Transfermarkt lo valutava intorno ai 15 milioni. Lo feci prendere a otto. Il premio extra che chiesi alla Roma lo avevo concordato con Monchi. Ma nel 2019 Monchi se ne era andato e quel premio non lo presi. Come vedete nessun mistero».

E come mai degli otto milioni versati per Coric tre sono tornati in Italia? E a chi?
«E che ne so io? Io so solo che in quell’affare i soldi li ho persi. Ho fatto vedere alla Finanza due bonifici che feci ai mediatori croati riconoscendogli delle percentuali che non gli spettavano. Ma volevo chiuderla perché non ne potevo più. Normalmente, in questi affari il mediatore del venditore tratta una percentuale e lo stesso fa quello del compratore poi i due cachet si mettono insieme e vengono divisi secondo un accordo a monte. Nel caso di Coric dovevamo dividerci le provvigioni al 50% . I croati hanno messo solo una piccola parte della loro quota».

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Fonte: La Repubblica →
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