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Sabato, 20 Aprile 2024

"Ci sono armi di Isis e Boko Haram seppellite nelle campagne italiane"

Farà discutere la videoinchiesta di Amalia De Simone per il Corriere della Sera

Ci sono armi dell'Isis e di Boko Haram seppellite nelle campagne di Castelvolturno. Farà discutere la videoinchiesta di Amalia De Simone per il Corriere della Sera.

Le organizzazioni terroristiche sono solite trasferire le armi "in parti", smontate, per superare i controlli e poter essere smerciate con regolari bolle di accompagnamento che le indicano come innocua carpenteria metallica. 

C'è una persona che aiuta gli inquirenti italiani a combattere la mafia nigeriana, molto radicata nel litorale casertano fino al basso Lazio, a Roma (Tor Bella Monaca), Genova, Catania, Veneto.

E' un uomo che sa molte cose: "Io sono stato un soldato bambino in Liberia e lì ho imparato tutto. Quando avevo 13 anni ero già in grado di montare un fucile in pochi minuti. Ci sono personaggi che hanno fatto parte di Boko Haram - dice al Corriere - e che oggi vivono qui anche se non è facile individuarli. Loro hanno la possibilità di offrire supporto ai terroristi in caso di attentati e si approfittano anche degli altri. Tutti sanno come spostare le armi qui e tutti sanno montarle. Spesso le sotterrano nei terreni della zona di Castelvolturno". 

Ciò che dice alla giornalista Amalia De Simone l'ha già detto con tutti i particolari del caso all'Antimafia: "La situazione è potenzialmente pericolosa perché per soldi gli esponenti di Eye (così si chiama l’organizzazione) farebbero tutto per i terroristi". 

Gli chiedo se sia vero che le armi le spostano in pezzi. «Certo, a volte le parti delle pistole le nascondono all’interno delle patate nigeriane che sono molto grandi. Le tagliano a metà e nella parte più morbida sistemano i pezzi. Chi può mai accorgersi del carico illegale?».

Carlo Tombola, direttore scientifico dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere, aggiunge: "Il problema delle armi staccate non è controllabile sul piano internazionale. Questo problema lo abbiamo posto con forza sia come ricercatori che come associazioni ONG che lavorano nel settore e anche attraverso Amnesty International alle conferenze di preparazione di quel trattato. Quindi la questione era stata posta, ma per veti politici di grande peso sia le armi in parti staccate che le munizioni sono in gran parte uscite dalla copertura di quel trattato. La questione non è tuttavia semplice in quanto la legislazione alcune cose le copre ed altre no".

Fonte: Corriere TV →
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