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Martedì, 23 Aprile 2024

Napoli, bambini armati dalla camorra: "Infanzie rubate, pagati per spacciare e uccidere"

I bambini servono alla camorra per un motivo molto semplice, lo stesso da sempre: le conseguenze giudiziarie per un minorenne sono molto meno gravi se viene trovato in possesso di armi o droga. Il videoreportage di Corriere.it

E' da brividi il reportage di Amalia De Simone, per Corriere.it, da una periferia di Napoli.

I bambini spesso vengono utilizzati nel «sistema camorra», come emerge da molte indagini della Dda, di carabinieri, polizia e guardia di Finanza: sono semplici vedette, oppure trasportatori di armi.

Ed è proprio un bambino che imbraccia un fucile ad attirare l'attenzione della giornalista durante uno dei giri a Gianturco, periferia est di Napoli: giri necessari per documentare il fenomeno della prostituzione minorile.

Racconta la giornalista:

Tutto si è consumato in pochi secondi, la strada era sconnessa e per questo le immagini non sono chiarissime. Il ragazzino si è rifugiato in un varco di fronte a quella specie di favelas/discarica a cielo aperto di via delle Brecce a Napoli che chiamano campo rom. Pochi minuti dopo è uscito in bici. Senza perdere tempo è corso in un bar ad avvisare alcuni uomini che si sono precipitati fuori per cercare di rintracciare chi aveva fatto le riprese. Che ci faceva un ragazzino con un fucile smontato? Lo aveva trovato nei rifiuti? Lo stava portando a qualcuno? Perché quando ha visto che c'era una telecamera è scappato via? Chi è andato ad avvisare e perché?

I bambini servono alla camorra per un motivo molto semplice, lo stesso da sempre: le conseguenze giudiziarie per un minorenne sono molto meno gravi se viene trovato in possesso di armi o droga; non è quindi una novità che i rischi venano trasferiti senza troppi problemi proprio sui ragazzini.

Ragazzini di 11 anni si prostituiscono in strada a Napoli: "Infanzia rubata"

Il videoreportage di Corriere.it non termina qui: viene anche intervistata un'adolescente della zona tra Miano e Secondigliano che ha visto tanti amici arruolati dai clan. E' stata intervistata di spalle per proteggerla: il suo modo di parlare «anticonformista» rispetto all'ambiente che è costretta a frequentare già più di una volta l'ha messa nei guai.

Il quadro che descrive è agghiacciante: i clan utilizzano i ragazzini per trasportare le armi, nasconderle e anche usarle, senza alcuno scrupolo. Una delle mansioni sempre più affidate ai minori è proprio quella di occuparsi delle armerie: puliscono i “ferri” (in gergo sono le pistole) li portano in posti impensabili e poi li vanno a prendere quando servono. «Dipende dalle cosiddette capacità... se sono di fiducia possono anche tenere il ricavato delle piazze di spaccio; ma se c'è un conto sbagliato, anche se loro non c'entrano niente vengono picchiati come se fossero adulti».

Gina Bonsangue, una delle operatrici sociali più qualificate e attive a Napoli, spiega: "A volte è la famiglia che li avvia o che li sfrutta, in altri casi sono i ragazzini che vivendo in famiglie molto povere e contesti degradati, subiscono il fascino di questi personaggi della criminalità organizzata. I bambini vengono pagati profumatamente e i soldi li portano in casa contribuendo al bilancio familiare. Sono infanzie rubate".

Fonte: Corriere.it →
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