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Giovedì, 25 Aprile 2024

Prendi i soldi e scappa: le banche dove i risparmi sono in pericolo

Allarme rosso per Mps, Veneto Banca, Carige e Creval schiacciati dalle sofferenze. Il 40% dei 360 miliardi di crediti deteriorati pesa sui dodici più grandi gruppi italiani, metà nei bilanci di Intesa e Unicredit

Banche sotto attacco dopo la Brexit, il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco prova a fare il pompiere assicurando come gli istituti del Bel Paese "non sono un'emergenza" ma un articolo de La Stampa mette in luce le sofferenze che gravano sui conti delle nostre banche. Citando uno studio della federazione dei lavoratori bancari della Uil emerge come le sofferenze e  finanziamenti scaduti delle prime 12 banche italiane siano pari a 143,9 miliardi e la metà di questa cifra è nella pancia dei due gruppi maggiori, Intesa ed Unicredit, che però a causa delle loro dimensioni presentano un esposizione sotto alla media, ovvero sono da considerarsi istituti più sicuri.

I maggiori problemi li presentano altre cinque banche tra cui Mps, che ha una quota di crediti deteriorati pari al 21,2%, 24,06 miliardi su un totale di 113,5, poi Veneto Banca, con 4,9 miliardi di crediti deteriorati, pari al 22,5 per cento, Credito Valtellinese (17,9 miliardi) e Banco Popolare (17,4 miliardi). Quest'ultima, però, grazie alla fusione con Bpm e al seguente aumento di capitale ha messo i conti in sicurezza.

Se si passa alle sofferenze nette, che in base agli ultimi dati di Bankitalia ammontano a 87 miliardi, si nota che la concentrazione del rischio aumenta ulteriormente. Sulle prime 12 banche italiane infatti pesano ben i tre quarti dei crediti più problematici, ovvero 65,9 miliardi su 87. Unicredit ha la quota più alta (20,17 miliardi) seguita da Intesa Sanpaolo (15,1) ed Mps (10,18). Ma non tutti hanno le spalle sufficientemente larghe per sostenere allo stesso modo questo fardello. In base alla ricerca Uilca/Centro studio Orietta Guerra, se si sottraggono tutte le sofferenze dal totale del patrimonio si ottiene un saldo ampiamente positivo, pari a circa 84miliardi. Se si analizzano però le singole posizioni si scoprono punti di forza e punti di debolezza. Il caso più grave, nemmeno a farlo apposta, è quello di Montepaschi: se la banca senese dovesse azzerare l’intero valore delle sue sofferenze andrebbe in rosso per 509 milioni, visto che il suo patrimonio al 31 marzo era pari a 9,67 miliardi. Intesa Sanpaolo fa invece segnare un «avanzo» di 35,1 miliardi, Unicredit di 30,2, Ubi di 5,57. Il margine più risicato è invece quello di Veneto Banca, che dispone di appena 359 milioni di patrimonio in più rispetto alle sofferenze e non a caso potrebbe essere una delle prime banche su cui intervenire dopo Mps.  

Fonte: La Stampa →
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