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Giovedì, 25 Aprile 2024

Rapine, sangue, pestaggi e umiliazioni: così le "pandillas" dei latinos terrorizzano Milano

La polizia ha sgominato una banda nascente. In poco più di un anno almeno sette rapine

L'esordio era stato di quelli "col botto": pugni, calci e il furto di un cappellino, che per loro è un'emblema, un simbolo da difendere e onorare. D'altronde, per riempire il vuoto lasciato dai vecchi arresti, c'era la necessità di dimostrare di essere cattivi, spietati e pronti a tutto.

E pronti a tutto lo erano davvero Geovanny Ayrton Valencia Moreno - venti anni, ecuadoriano, famoso con il nome di battaglia di "Loko Barrio" e con un passato nel carcere Beccaria per rapina - e Christian Alfredo Suarez Ortega, ventitré anni, ecuadoriano anche lui e con precedenti per rissa e possesso di oggetti atti ad offendere.   

Come riporta MilanoToday, i due giovanissimi sono stati arrestati dagli agenti del commissariato Mecenate - diretto dalla dottoressa Elisabetta Salvetti - perché ritenuti responsabili di almeno sette rapine commesse tra luglio 2016 e ottobre 2017 tra Brenta e Corvetto, che i due avevano trasformato nel teatro delle loro personalissime scorribande. Il "Loko" e Ortega - hanno accertato gli investigatori - avevano un passato nei Latin King, la gang di latinos più famosa del mondo, e avevano deciso di dare vita a una nuova pandilla, il cui capo sarebbe diventato proprio Moreno. Quello stesso Moreno che viene descritto dai poliziotti come un "ragazzo violento, che vuole incutere timore su tutto il quartiere per prendere una posizione di potere nei confronti di tutti gli abitanti, sudamericani compresi".

E la sua prima vittima, infatti, è proprio un sudamericano. È luglio 2016: Loko, Ortega e altri ragazzi - sette sono al momento indagati - entrano nella stazione metro di Porto di Mare e aggrediscono tre giovani, in passato membri di una gang rivale, la "Neta". Le vittime se la cavano con ferite e traumi che i medici giudicano guaribili in venti giorni, ma perdono un cappello, che Moreno - ripreso dalle telecamere di sicurezza - porta con sé fiero su un tram. Sì, perché quello non è un semplice berretto: per i pandilleros - sottolineano gli agenti - il cappellino è un simbolo di appartenenza e perderlo è un disonore, un'umiliazione.

Fonte: MilanoToday →
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