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Venerdì, 29 Marzo 2024
La decisione / Sri Lanka

Lo Sri Lanka verso lo stop al burqa: “Motivi di sicurezza nazionale”

A breve verranno chiuse anche mille scuole islamiche. La decisione per evitare una deriva estremista

Il timore di una deriva verso l'estremismo islamico. È questa la motivazione addotta dal governo dello Sri Lanka che ha deciso di vietare il burqa nelle scuole. A comunicarlo è stato il ministro dell'Interno, Sarath Weerasekera, che ha firmato il documento lo scorso venerdì. Il responsabile della sicurezza pubblica nel Paese ha, infatti, parlato di motivi di sicurezza nazionale. L'annuncio è stato dato sabato nel corso di una conferenza stampa con la quale sono state spiegate le motivazioni della scelta. “In passato le donne e le ragazze musulmane non indossavano mai il burqa - ha detto sabato in una conferenza stampa -. È un segno dell'estremismo religioso che si è verificato di recente. Lo metteremo definitivamente al bando” ha annunciato.

Il precedente dopo gli attentati 

Questa decisione non è la prima di questo tipo. Lo Sri Lanka è, infatti, una nazione a maggioranza religiosa buddista che è stata oggetto di attacchi terroristici. Un divieto di utilizzo del burqa venne deciso anche nel 2019. La decisione venne presa a seguito di una serie di attentati nel giorno di Pasqua con l'uccisione di 270 persone e il ferimento di altre 500. Gli attacchi vennero realizzati all'interno di chiese e hotel. Secondo i servizi segreti nazionali, gli attentati erano di chiara matrice islamica ed erano da collegare alle azioni dell'Isis. In particolare gli investigatori ritenevano Zahran Hashim a capo della cellula locale che aveva messo a segno gli attacchi. Hashim è considerato in patria un islamista radicale già noto alle autorità e alla comunità islamica locale. Questi attacchi hanno profondamente segnato la vita politica interna allo Sri Lanka.

Il governo Rajapaksa

Sempre nel 2019 è stato eletto presidente, l'ex ministro della Difesa, Gotabaya Rajapaksa. Non è stata una scelta casuale da parte dei cittadini visto che si era già distinto per aver represso una ribellione decennale nel nord del Paese. Per questo è stato anche accusato di violazione dei diritti umani durante queste azioni, accuse che però lui ha sempre respinto. Ma soprattutto è stato scelto proprio perché ha promesso di reprimere gli estremismi islamici con la stessa forza. Le prime azioni contro l'islamismo non si sono fatte attendere. Accanto alla decisione di mettere al bando il burqa, il governo ha anche deciso di chiudere più di mille scuole islamiche madrasse. Una decisione drastica che il ministro Weerasekera ha motivato con il fatto che stiano diffondendo il radicalismo islamico nell'insegnamento dei giovani violando le politiche educative nazionali.

La chiusura di mille scuole islamiche

Una decisione durissima che dovrebbe seguire il suo corso nelle prossime settimane. “Nessuno può aprire una scuola e insegnare quello che vuole ai bambini”, ha dichiarato il ministro. Se da una parte c'è la necessità della nazione di difendersi dal radicalismo, dall'altra c'è la necessità di tutelare la minoranza religiosa islamica. La nazione è a maggioranza buddista e le attuali politiche del governo sembrano destare molta preoccupazione nella comunità islamica. Nel corso dell'emergenza Covid, per esempio, il governo ha imposto la cremazione dei corpi dei defunti contro la volontà degli islamici che per loro tradizione religiosa li seppelliscono. Una decisione revocata a inizio 2021 dopo che sia gli Stati Uniti che diversi gruppi internazionali di tutela dei diritti dell'uomo l'avevano criticata aspramente.

Fonte: Cnn →
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