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Venerdì, 29 Marzo 2024

"Preferisco il carcere": evade per evitare la moglie e la Cassazione lo assolve

Condannato a due mesi di arresti domiciliari, è uscito per recarsi alla più vicina caserma dei carabinieri e farsi riportare in galera. La Suprema Corte gli cancella la seconda condanna

Il Mattino racconta oggi la storia di un uomo che era stato condannato a due mesi di carcere e a trascorrere il periodo degli arresti domiciliari a Crotone insieme alla moglie, ma che poi ha deciso di andarsene nella caserma dei Carabinieri più vicina alla sua abitazione evadendo e consegnandosi ai domiciliari con una motivazione che farà storia: "Preferisco andare in carcere piuttosto che stare a casa con mia moglie". L'uomo si è così beccato una seconda condanna per evasione che però la Cassazione ha cancellato giudicando l'uomo non punibile per la tenuità del fatto. E così i due mesi e venti giorni aggiuntivi sono stati annullati senza rinvio: 

Per la Cassazione, infatti, l’imputato non è punibile per la lieve entità del fatto e anche perché non avrebbe fatto deviazioni lungo il percorso: sarebbe uscito di casa e sarebbe andato direttamente in caserma, chiedendo di venire portato in carcere perché non voleva più abitare con la moglie, con la quale litigava costantemente. Una situazione diventata insostenibile e che aveva reso i domiciliari la peggiore delle condanne. Tanto da spingere l’uomo, letteralmente, a fuggire e a chiedere asilo in caserma, supplicando gli inquirenti di aggravare la custodia cautelare a suo carico. Una richiesta che era stata accolta e che non gli costerà una condanna aggiuntiva.

La decisione dei giudici, però, è un’eccezione legata al caso specifico e alla particolare tenuità del fatto, visto che l’evasione in questione è durata pochi minuti, giusto il tempo di raggiungere la caserma. Se l’uscita da casa si fosse protratta, per l’uomo sarebbe scattata la condanna, anche se si fosse giustificato dicendo di voler essere ristretto in carcere e se si fosse presentato spontaneamente dai Carabinieri. 

L’uomo, esasperato, avrebbe l’asciato la casa solamente con lo scopo di sottoporsi al controllo delle forze dell’ordine il più presto possibile. Secondo la suprema Corte, il Tribunale di Crotone e i giudici della Corte d’appello di Catanzaro, disponendo la condanna, non avrebbero tenuto conto di un dettaglio: la scarsa intensità del dolo e dell’offesa arrecata dalla condotta del marito esasperato. Il detenuto aveva fatto ricorso contro la sentenza. Due i motivi sottolineati nell’atto della difesa: nel violare i divieti, la volontà era quella di andare in prigione e non quella di sottrarsi al controllo dell’autorità; la tenuità del fatto. È stato riconosciuto come valido solo il secondo motivo.

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Fonte: Il Mattino →
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