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Giovedì, 18 Aprile 2024

"Scajola sapeva che Marco Biagi era in pericolo": ecco le carte segrete

Il Corriere della Sera scrive che tra i documenti sequestrati sono stati trovati atti riservati relativi anche ai recenti attentati delle Br: "Scajola sapeva che Marco Biagi era in pericolo"

L'articolo di Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera è destinato a scatenare un terremoto politico e giudiziario dalle conseguenze imprevedibili.

"Scajola sapeva che Marco Biagi era in pericolo" sostiene il Corriere dopo la scoperta dei documenti classificati, atti riservati, trovati dalla Guardia di Finanza nell’archivio di Claudio Scajola.

Da Tangentopoli alle Brigate Rosse, nell'archivio che Scajola aveva affidato al suo segretario Luciano Zocchi e a uno 007 dei servizi ci sarebbero stati anche scritti "che svelerebbero un ruolo ben diverso da quello finora emerso nelle indagini sulla mancata scorta al professor Marco Biagi" scrive il quotidiano di via Solferino.

Scajola si dimise da ministro dell’Interno dodici anni fa, nel maggio del 2002 dopo aver definito Marco Biagi «un rompicoglioni». Il 19 marzo 2002 Marco Biagi era stato assassinato da un commando di terroristi appartenenti alle Nuove Brigate Rosse.

Nel fascicolo trasmesso dalla Procura di Roma ai colleghi di Bologna ci sarebbe infatti la lettera di un politico vicino allo stesso Biagi, spedita al Viminale pochi giorni prima dell’attentato delle Brigate Rosse del 19 marzo 2002 per caldeggiare l’assegnazione del dispositivo di protezione evidenziando la serietà della minaccia. La missiva risulterebbe «vistata» da Scajola che invece ha sempre sostenuto di non essere mai stato informato del reale pericolo per il giuslavorista bolognese. Non solo.

Tra tutti quei documenti sono state recuperate anche due cartelline con documenti sulle vicende giudiziarie di Alberto Grotti, l’ex presidente dell’Eni finito in carcere per le tangenti Enimont nel 1993.

Per gli investigatori si aprono nuovi scenari.

I finanzieri ci sono arrivati per caso, nel corso delle verifiche sul ruolo avuto dallo stesso Zocchi nella disputa per l’eredità lasciata del marchese Gerini ai Salesiani. Il 9 luglio 2013, durante una perquisizione nel suo appartamento, trovano numerosi raccoglitori con i documenti dell’ex ministro e un «quaderno rosso» dove è annotato l’elenco delle altre carte portate a casa dello 007. Zocchi racconta di avergli chiesto aiuto «perché era una persona che conoscevo bene, un poliziotto che avevo fatto assumere al Sismi di Pollari e io a casa non avevo spazio per tenerli».

Fonte: Corriere della Sera →
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