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Martedì, 23 Aprile 2024

Casa di Montecarlo, Fini ammette: "Sono stato un coglione ma non sono un corrotto"

L'ex presidente della Camera fa mea culpa in un'intervista a Il Fatto quotidiano: "Questo per me è un dramma familiare, secondo voi è piacevole a 65 anni ammettere di essere un coglione?"

E' tornata alla ribalta la famosa casa di Montecarlo che aveva di fatto chiuso la carriera politica di Gianfranco Fini. L'ex presidente della Camera nel 2010 poteva prendere in mano la destra italiana, ma questo scandalo lo mise invece alle corde. "Ho pagato un prezzo salato pur non riconoscendo a me stesso nessuna responsabilità personale se non familiare".

Se ne riparla dopo un'inchiesta giudiziaria che ha visto coinvolti il re delle slot machine, Francesco Corallo, l'ex senatore Pdl Amedeo Laboccetta ma soprattutto il suocero e il cognato di Fini, Sergio e Giancarlo Tulliani.

Secondo i pm quella casa non solo non era di Giancarlo Tulliani, ma della moglie di Fini, Elisabetta, acquistata con dei soldi illegali. Intervistato da Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano, Fini ammette: "Sono stato un coglione ma non un corrotto". Tutto parte da un'inchiesta sulle slot machine legata ad un decreto che avrebbe agevolato Corallo, il quale secondo gli inquirenti attraverso paradisi fiscali ha permesso la creazione di "nero" per decine di milioni di euro. Di questi almeno 3,5 milioni sarebbero finiti direttamente a Sergio Tulliani, suocero di Fini.

Sempre secondo chi indaga, la famiglia Tulliani con una parte di quei soldi ha acquistato il famoso appartamento di Montecarlo, necessario per il giro di denaro off shore, che era di proprietà di Alleanza Nazionale quando Fini ne era segretario. E quell'appartamento, stando alle carte dei magistrati, in realtà era di fatto di Elisabetta.

"Sono notizie delle quali non ero minimamente a conoscenza. Sono davanti a un bivio: o sono stato talmente fesso oppure ho mentito volutamente. In cuor mio so qual è la verità e non pretendo di essere creduto ma per me questo è un dramma familiare", ha detto Fini durante l'intervista.

Alla domanda su come non si sia potuto accorgere del flusso di denaro che arrivava ai Tulliani, Fini risponde lapidario: "Pensa me lo abbiano detto? Il tenore di vita che ho avuto è sempre lo stesso, come campavo prima campo adesso".

Giancarlo Tulliani mi disse che l’appartamento non era di proprietà e io dissi che se fosse stato di sua proprietà mi sarei dimesso. Gli ho creduto, sì.

Fonte: Il Fatto Quotidiano →
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