"L'Italia ha espulso ingiustamente moglie e figlia di un dissidente politico"

E' Maurizio Molinari sulla Stampa a raccontare una vicenda che farà discutere. Il 29 maggio scorso una squadra di agenti della Digos fa irruzione in una villetta a Casal Palocco, periferia di Roma..

Cercano il magnate Ablyazov, ex banchiere, dissidente, unico oppositore politico del presidente-padrone del paese, Nazarbayev. Ablyazov è ricercato per truffa, oggetto di un mandato di cattura internazionale emesso dal Kazakhstan. La polizia si muove senza un mandato della magistratura. Non è una prassi abituale, ma lo può fare.

Il dissidente non c'è, ma in casa c'è la sua famiglia. La moglie, i domestici, un cognato, la bambina di 6 anni. La tensione è molto alta, gli Ablyazov pensano di essere preda di killer mandati dal Kazakhstan. La signora Alma Salabayeva presenta il passaporto del Centroafrica, un passaporto diplomatico. Le dicono che è falso, che lei ha commesso un reato grave, che è una immigrata clandestina.

Viene sbattuta al Cie di Ponte Galeria. "Procedura formalmente ineccepibile”, dice il suo avvocato, Riccardo Olivo. “Peccato però che il passaporto sia valido e che la signora invochi asilo politico: il trasferimento al Cie è una vergogna”. Due giorni dopo la signora viene portata a forza a Ciampino, dove l’attende un jet privato, noleggiato dall’ambasciata del Kazakhstan: viene obbligata così a tornare nella "tana del leone" Nazarbayev. Formalmente è tutto ineccepibile: se la signora è una clandestina, la legge permette le espulsioni forzate.

Ma se clandestina non è? Peggio: se piange, si dispera, e se chiede asilo politico? Intanto la Squadra Mobile torna a Casal Palocco, preleva con l’inganno la bambina, fino a quel momento affidata alla zia, per metterla sullo stesso aereo della madre. L’Ufficio Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino, a sua volta, prepara a tempo record una perizia in cui dichiara che il passaporto del Centroafrica è “falso”