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Giovedì, 28 Marzo 2024

"Io, minacciata di morte dagli animalisti, vi racconto la mia vita da malata"

Caterina Simonsen, la giovane minacciata dagli animalisti per avere ringraziato la sperimentazione animale che la tiene in vita, si racconta: "Mi sono attaccata alla vita respiro dopo respiro"

"Mi hanno detto che era incurabile: non sarei mai guarita. E' stato un momento molto brutto, ma in qualche modo anche bello". Sta tutta qua, in queste poche parole, la forza di Caterina Simonsen, la ragazza affetta da una "polmonite" rara che è stata minacciata di morte dagli animalisti solo per avere ringraziato la sperimentazione sugli animali, la stessa che le permette di essere viva. 

Quando a diciotto anni scopri che puoi morire da un momento all'altro le minacce non possono farti paura. Caterina si è attacca alla vita "respiro dopo respiro", come dice il tatuaggio sulla sua caviglia sinistra, e ha deciso di andare avanti. 

Di iscriversi all'università per diventare veterinaria, perché lei gli animali li ama. Di diventare vegetariana, per lo stesso motivo. E ha deciso di non avere più paura di nulla. 

"All’inizio sembrava che avessi un’asma atipica e molto forte, che mi costringeva a mesi e mesi di ospedale - ha raccontato al Corriere - Per fortuna a Padova c’è un reparto pediatrico molto bello, che non ti fa pesare la malattia. La mattina dopo la visita del medico andavamo a scuola con gli altri bambini. Poi dopo pranzo facevamo i compiti. Hai la flebo attaccata al braccio, ma per il resto è tutto un gioco: le stanze sono colorate, dormi con altri due bimbi. Ne ho visti tanti che piangevano quando dovevano andare via". 

Poi, però, la malattia è peggiorata. E tutto è diventato più chiaro: "Avevo due infezioni polmonari molto gravi, da cui non riuscivo a guarire e hanno capito che non poteva essere solo asma". Ci sono voluti altri ricoveri, a Padova tra gli adulti, e poi a Bologna, per capire che i suoi problemi derivavano dall’assenza di una proteina, il deficit di Alfa 1 Antitripsina.

"Una malattia incurabile" le hanno detto a diciotto anni. E lei, Caterina, è stata felice. Da quel momento ha saputo di doversi attaccare alla vita "respiro dopo respiro". Senza avere paura di nulla. 

Fonte: Corriere.it →
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