Altro che "choosy": i giovani laureati italiani disposti a "pulire i cessi" pur di lavorare
Lavori sottopagati e ben "inferiori" alla qualifica che si dovrebbe raggiungere con la laurea: i giovani italiani non sono affatto "choosy"
Centodieci e lode e una ramazza in mano, impiegati in una ditta di pulizie, nel catering, o in qualsiasi altra azienda di servizi. Non esistono più i bamboccioni di una volta. Sono scomparsi anche i famosi "choosy". O forse non sono mai esistiti. A confermarlo - se mai ci fossero stati dubbi - due studi che fotografano la loro buona volontà e la capacità di adattamento alla crisi e alle difficoltà economiche. Si tratta del "Rapporto giovani" dell'Istituto Toniolo di Milano - che ha fotografato la condizione dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni, un'età cruciale in cui chi esce dalle scuole superiori o dall'università si affaccia sul mondo del lavoro - e dell'ultima rilevazione di Confartigianato sull'imprenditoria giovanile.
Il settimanale L'Espresso dedica un interessante articolo al mondo del lavoro giovanili, prendendo spunto da due diverse indagini recentemente diffuse, che smentiscono tanto luoghi comuni sui giovani laureati italiani, che tutto sembrerebbero essere tranne che "choosy" e "bamboccioni".
A differenza di quanto potrebbe rispondere un bamboccione con il vizietto dell'essere "choosy", però, per l'88% degli intervistati il lavoro è l'unico modo per costruirsi una famiglia e assicurarsi un'autonomia. Ma è proprio l'indipendenza un "bene" di difficile realizzazione, quasi un lusso. E' per questo che un giovane su quattro - spiegano i ricercatori - ormai accetterebbe anche un impiego ben lontano dal lavoro desiderato. E al Sud il rapporto sale ad uno su tre.
E tra stage sottopagati - che a dispetto del nome divengono un vero e proprio lavoro - e impieghi di fortuna, il principale motivo di frustrazione che emerge dal rapporto è legato alla retribuzione, inadeguata per il 47% degli intervistati: in pratica un giovane su due accetta di lavorare per uno stipendio che considera insufficiente e non rispondente alle prestazioni professionali erogate.
Ma c'è di più. Oltre a non essere "choosy", i giovani italiani sono anche quelli con il più spiccato senso dell'imprenditoria. Come dire: chi fa da sé fa per tre. Secondo l'ultima rilevazione di Confartigianato diffusa oggi, infatti, l'Italia rimane sul gradino più alto del podio europeo per numero di imprenditori e di lavoratori autonomi tra i 15 e i 39 anni: sono 1.736.400, molti più del Regno Unito che ne conta 1.319.700 e della Germania, ferma a 959.100. In totale, quindi, il 19,2% dei giovani occupati under 40 lavora in proprio, una percentuale quasi doppia rispetto al 10,3% della media europea