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Giovedì, 25 Aprile 2024

"Solo dopo i funerali ho scoperto che mio padre era positivo al coronavirus"

Parla la figlia dell'uomo morto a San Marco in Lamis, nel Foggiano: "Ai primi sintomi abbiamo detto a tutti con chiarezza che era stato in Lombardia. Forse poteva essere salvato"

"Siamo vittime due volte, in primis perché abbiamo perso nostro padre in modo inaspettato e violento; poi per tutto questo fango che ci è stato buttato addosso, additandoci come appestati e untori". Lo dice a FoggiaToday la figlia del 74enne di San Marco in Lamis (Foggia) morto lo scorso 27 febbraio e i cui funerali sono stati autorizzati nonostante non si conoscessero ancora i risultati del tampone sul coronavirus che hanno dato poi esito positivo. Alle esequie dell’uomo hanno preso parte centinaia di amici, conoscenti e parenti del 74enne. Nessuno immaginava che l’uomo potesse risultare positivo al Covi-19. "Ci era stato detto che al 99% il tampone" sarebbe risultato negativo, spiega la donna, e invece dopo il funerale, con una telefonata della Asl siamo "venuti a conoscenza che era positivo".

Chi ha autorizzato quei funerali? "La mancanza non è stata nostra" racconta a FoggiaToday la figlia dell'uomo, residente a Cremona. "Noi non abbiamo alcun potere per decidere o meno un funerale. Sono gli organi di competenza che rilasciano la salma e autorizzano le esequie in base a quello che reputano più opportuno". Non solo: la famiglia del defunto avrebbe seguito in ogni passaggio le disposizioni del governo e delle autorità sanitarie, ma qualcosa - è evidente -  non ha funzionato.

Ma andiamo con ordine. L’anziano, ipoteso e diabetico, aveva raggiunto la figlia in Lombardia il 2 febbraio scorso per festeggiare il compleanno del nipote, cui avrebbe preso parte anche una bambina successivamente risultata positiva al virus. "Ho salutato mio padre dopo due settimane di affetto e calore e mai avrei pensato che quella sarebbe stata l’ultima volta", continua la donna. Il 74enne ha poi fatto ritorno nel Foggiano il 16 febbraio, prima che ‘esplodesse’ il caso Codogno, prima che la città diventasse ‘zona gialla’.

"Abbiamo chiamato i numeri di emergenza evidenziando che era stato in Lombardia"

"Ai primi sintomi manifestati da mio padre (apatia, spossatezza, estrema debolezza) e non appena appresa la notizia del caso positivo a Cremona, sono stati contattati nell’ordine il medico di famiglia, l’Asl e i numeri di riferimento per l’emergenza (1500 e 112) evidenziando a tutti, con forza e chiarezza, del precedente soggiorno in Lombardia", spiega la donna allontanando da sé e dalla sua famiglia ogni sospetto di eventuali mancanze o superficialità nella gestione della vicenda. Insomma, la famiglia ha fatto tutto il possibile. Chi ha sbagliato allora? E perché nessun ha ritenuto opportuno sottoporre l’uomo (nè sua moglie) ad un tampone per il Coronavirus? Il respiro affannoso dell’uomo, scrive FoggiaToday, è stato curato con un ciclo di antibiotico che però non ha dato gli effetti sperati. Il 27 febbraio la situazione è precipitata e l’uomo è improvvisamente deceduto. Solo allora si è deciso di effettuare il tampone. L’ipotesi Coronavirus, è evidente, serpeggiava già, tanto che nessuno sapeva come intervenire.

"Una volta constatato il decesso, alle 19.15, mio padre è stato lasciato a terra, sul pavimento" racconta la figlia. "Solo dopo le nostre rimostranze è stato riposizionato sul letto, dove però non è stato nemmeno ricomposto un minimo. Io non ho avuto il coraggio di vederlo; mia madre invece era straziata da quell’immagine impietosa".

Le polemiche sui funerali

I risultati del tampone sono arrivati solo dopo le esequie. "Domenica sera ci era stato detto, telefonicamente, che al 99% il test era negativo; quindi è stato dato il via libera alla riconsegna della salma e l’autorizzazione ai funerali. Placet cartaceo firmato e consegnato ai necrofori che hanno gestito il tutto". Rientrati a casa dopo le esequie, è arrivata la doccia fredda: "Due telefonate dall’Asl in rapida successione, nella seconda venivamo a conoscenza che il tampone era risultato positivo". 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla vicenda ha parlato di "errore catastrofico" da parte del medico legale che avrebbe, a suo dire, autorizzato i funerali. Nel frattempo a San Marco in Lamis, altre quattro persone sono risultate positive al virus e una settanta circa sono quelle messe in isolamento preventivo.

Il rammarico della figlia: "Forse mio padre si sarebbe potuto salvare"

"Da parte nostra è stato fatto, sin da subito, tutto ciò che era in nostro potere" spiega la donna. "Il nostro senso civico c’è stato sin dal primo giorno. E questo a tutela della nostra famiglia e dell’intera comunità, anche quando non c’era alcun pericolo all’orizzonte".

"Siamo intenzionati a muoverci per vie legali", anticipa la donna a FoggiaToday. "Siamo certi ci sia stata più di una mancanza, qualcosa che andava predisposto subito e non è stato fatto. Ci siamo sentiti abbandonati, non ascoltati e non considerati. A mente fredda, razionalizzando il tutto, è palese che ci sono cose che non hanno funzionato. Mi chiedo se, intervenendo diversamente, mio padre si sarebbe potuto salvare. E credo che questo interrogativo mi accompagnerà per il resto della mia vita".

Fonte: FoggiaToday →
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