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Martedì, 23 Aprile 2024

"Cittadini troppo rilassati, pochi usano le mascherine: il virus non è morto"

Il monito di Giuseppe Ippolito, infettivologo e direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma: "E' colpa anche delle divisioni fra noi scienziati"

I focolai in Italia "dimostrano che il virus non è morto. Sono la spia che circola, anche se meno, e poiché circola dobbiamo applicare le banali misure di prevenzione che dovrebbero essere entrate nelle nostre consuetudini. Indossare la mascherina, rispettare le distanze e curare l’igiene delle mani. Bastano queste semplici precauzioni per rendere difficile la vita al virus. I focolai sono la prova che gli basta un niente per avvantaggiarsi". A spiegarlo - in un’intervista al “Corriere della Sera” - è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Spallanzani di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico che supporta il governo nelle azioni di contrasto al Covid-19.

L'infettivologo vede un eccessivo rilassamento tra la gente nel rispetto delle norme anti-Covid. E questo secondo l'esperto è dovuto anche alla confusione creata dai messaggi contraddittori lanciati dagli scienziati e dalle istituzioni. "Le mascherine sono cadute in disuso, vedo e mi raccontano che sono troppo spesso dimenticate, come se non servissero più. Invece restano fondamentali - aggiunge Ippolito -. Credo che la gente abbia perso fiducia nella scienza. Finché la comunicazione era univoca - "il virus c’è e fa male, punto" - i cittadini hanno seguito le raccomandazioni. Poi sono cominciate le divisioni e la confusione può aver creato un rilassamento nei comportamenti che invece sono fondamentali per tenere a bada il virus".

Giuseppe Ippolito ha sottolineato l’importanza di mantenere le regole di prudenza che abbiamo applicato durante il lockdown: distanziamento sociale, lavarsi spesso le mani ed indossare la mascherina. Nonostante tutto, non è pessimista: "In Italia esiste un sistema di tracciamento molto efficace in tutte le Regioni indistintamente, di destra e sinistra, che stanno facendo un grande sforzo [...] Però anche i singoli cittadini devono fare la loro parte".

"Se andiamo a cena al ristorante oltre a prenotare dovremmo lasciare nome, cognome e numero di telefono in modo da poter essere rintracciati nel caso all’interno dello stesso locale venga segnalato un cliente positivo al tampone. Darsi alla macchia è un atto di furbizia che nuoce alla collettività e fa gioco al virus che prende il largo".

Infine, il direttore dello Spallanzani consiglia fortemente di scaricare l’app Immuni, perché "fa automaticamente rintracciare chi ha avuto contatti con una persona positiva, nel pieno rispetto della privacy. Funziona da campanello d’allarme".

Coronavirus, tutti i nuovi focolai in Italia

Fonte: Corriere della Sera →
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