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Giovedì, 28 Marzo 2024

Coronavirus, la virologa: "Stime tutte sbagliate: ecco cosa ci aspetta"

La virologa Ilaria Capua ha parlato al Corriere della Sera delle incertezze relative al nuovo coronavirus: ''Lo conosciamo da poco, non sappiamo quanto l'infezione abbia circolato''

Il nuovo coronavirus, ormai diffusosi in tutto il mondo, è un nemico invisibile di cui conosciamo ancora molto poco. Una carenza di informazioni che rendono la battaglia ancor più difficile di quanto già non sia, e che rende complicata anche la gestione di un'emergenza di tale portata.

Un mare di incertezze di cui ha parlato in un'intervista al Corriere della Sera la virologa Ilaria Capua: "Noi questo virus lo conosciamo da poco, in Italia da metà febbraio quindi sì e no da due mesi. Sono tante, tantissime le cose che non sappiamo e su cui molti si interrogano e purtroppo la scienza ha tempi lunghi, lunghissimi per arrivare alle sue certezze relative. Un mare di incertezza ci avvolge e ci disorienta. Non sappiamo neanche quanto l’infezione abbia circolato e si sia diffusa in Italia perché i campionamenti non sono rappresentativi e le procedure non armonizzate. Quindi ogni stima è soltanto una stima e come tale intrinsecamente sbagliata - bisogna solo capire di quanto".

La scienziata sottolinea però come "il distanziamento fisico e le misure di igiene personale e pubblica aiutano ad appiattire la curva quindi a ridurre la velocità del contagio. Ma una curva più piatta non significa blocco della diffusione virale, significa riduzione della circolazione virale", quindi "è chiaro che il virus continuerà a circolare in maniera «visibile» - ovvero provocando i casi clinici fino a quando non si stabilirà l’immunità di gregge, naturale o da vaccinazione".

"Sappiamo che le persone anziane e con altre comorbidità sono più a rischio di sviluppare una forma grave e morire. Non sappiamo ancora se le donne hanno realmente un rischio inferiore ai coetanei maschi di sviluppare una forma grave della malattia. Da alcuni dati sembrerebbe eclatante da altri meno, ma io mi azzardo a dire che le donne hanno probabilmente un rischio uguale o inferiore di morire o di sviluppare una malattia grave rispetto agli uomini".

"Il vaccino - riflette in un altro passaggio - di certo non sarà disponibile almeno fino alla fine dell’anno. Non sappiamo né quanto ce ne sarà né se poi gli italiani lo utilizzeranno, visti i precedenti. Incertezza sull’incertezza".

E allora cosa ci aspetta? "Ci aspetta - spiega la virologa - una riflessione personale, di famiglia e di team di lavoro o di gruppo di svago. Ormai qui non è questione di goccioline o mascherine. È questione di adattare quello che sappiamo sulla prevenzione del Covid-19 alla nostra vita quotidiana per evitare di finire in ospedale noi stessi e fare in modo che non ci finiscano i nostri cari. Perché l’obiettivo prioritario del Paese deve essere quello di far tornare gli ospedali a regimi gestibili, e di recuperare l’arretrato".

Fonte: Corriere della Sera →
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