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Venerdì, 26 Aprile 2024

Andrea Crisanti: "Aprire tutto è stato un rischio inutile, non sapremo mai quanti morti abbiamo provocato"

Il professore di microbiologia dice che la pandemia non è finita e guarda al Regno Unito, dove è in atto un ripensamento sulle aperture. Poi l'accusa: "Le Regioni non cercano più i virus"

"Penso che abbiamo corso un rischio inutile. Se vado in ospedale per un problema vitale e il medico mi propone due strade, un trattamento sicuro per cui bisogna aspettare qualche settimana e uno mai sperimentato ma vantaggioso per motivi economici, scelgo il primo. Dopo 126mila morti non esiste il rischio calcolato o ragionato, ma solo il rischio inutile": Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia a Padova, in un'intervista a La Stampa oggi parla dell'epidemia di coronavirus in Italia lancia l'allarme: la pandemia non è finita, le regioni oggi sottostimano i contagi. 

Crisanti dice la sua sul "rischio ragionato" annunciato da Mario Draghi prima delle riaperture del 26 aprile: "La vaccinazione sta funzionando, ma non sapremo mai quanti morti in meno ci sarebbero stati in queste settimane. E per me, come scienziato, è ciò che conta". Per il professore il calo dei morti "è una grande vittoria della campagna vaccinale. Sta succedendo in Italia quello che è accaduto in altri Paesi, dall’Inghilterra a Israele. Serve però cautela, perché il dato di ieri riguarda una domenica legata a un ponte. È sempre meglio guardare i numeri su base settimanale".

E secondo Crisanti "c'è un’evidente sottostima dei contagi. La settimana scorsa abbiamo avuto una media di 150 morti al giorno per poco meno di 5mila casi. Anche se i decessi si riferissero a contagiati di venti giorni primaiconti non tornerebbero". E questo perché le regioni non cercano più il virus: "Nel momento in cui si rimuovono le misure di sicurezza bisognerebbe aumentare tamponi e tracciamento, e invece succede il contrario. Per fortuna la vaccinazione sta facendo da scudo, ma se finisse l’immunità o arrivasse la variante sbagliata torneremmo nei guai. E metà degli italiani deve ancora ricevere laprima dose". 

Fonte: La Stampa →
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