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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Il Senato ha deciso: Roma è in svendita

Votato ieri l'emendamento al decreto Salva Roma voluto dalla senatrice Lanzillotta (Scelta Civica), ex membro della giunta Rutelli. Pesanti le conseguenze per Roma: si va dalla vendita quote Acea, alla privatizzazione dei servizi, fino ai licenziamenti nelle società in rosso

Liberalizzare il trasporto pubblico locale, dismettere le quote delle municipalizzate quotate in borsa e via libera ai licenziamenti nelle partecipate con il bilancio in rosso. Il decreto Salva Roma, quello che ha permesso di portare a casa il bilancio previsionale 2013, rischia di trasformarsi nel decreto “Svende Roma”. Tutta colpa di un emendamento, votato ieri in commissione in Senato, proposto da Linda Lanzillotta di Scelta Civica e soprattutto ex assessore di Rutelli. Trasversali i carnefici. A votare  la norma infatti sono stati esponenti del Pd, di Scelta Civica, del Movimento Cinque Stelle e della Lega.  

L'emendamento recita: “Il Comune di Roma, contestualmente o successivamente all'approvazione del bilancio di previsione per il 2014, adotta specifiche delibere volte a: estendere l'applicazione dei vincoli del patto di stabilità interno a tutte le società partecipate direttamente o indirettamente, nonché quelli in materia di assunzioni di personale e di acquisti di beni e servizi; dismettere ulteriori quote di società quotate in borsa limitandosi a mantenere la quota di controllo; operare una ricognizione dei fabbisogni di personale nelle società da esso partecipate prevedendo, per quelle in perdita, licenziamenti per motivi economici;  liberalizzare il servizio di trasporto pubblico locale, raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade; mettere in liquidazione tutte le società partecipate che non abbiano come fine sociale prioritario attività di servizio pubblico”.

Votata dal Partito Democratico in parlamento, l'emendamento ha mandato su tutte le furie i democratici romani. In Campidoglio il Capogruppo D'Ausilio e il presidente della commissione bilancio Ferrari attaccano: “Siamo nettamente contrari a qualsiasi ipotesi di vendita di Acea. Noi, come Amministrazione, abbiamo il dovere di lavorare ad un piano industriale che faccia di Aceaun player a livello nazionale ed europeo. Bisogna investire sul core business dell’azienda, sulle potenzialità enormi contenute nel settore idrico ed energetico. La diminuzione del capitale da parte del Comune di Roma innescherebbe contraddizioni irricevibili sulla questione del ruolo pubblico nel settore idrico. Inoltre l’emendamento introduce una normativa sul complesso mondo delle partecipate che rischia di generare, così come concepita, riflessi negativi sui livelli occupazionali e sulla qualità dei servizi. A questo proposito il Pd farà invece delle proposte che vanno verso la trasparenza delle scelte e l’efficentamento della spesa”.

Duro anche il deputato democratico ed ex capogruppo in campidoglio Umberto Marroni: “Poco più un anno fa il Partito Democratico ha fatto una battaglia in Assemblea Capitolina e in Parlamento per chiedere il rispetto del referendum, scongiurando così la privatizzazione auspicata dal sindaco Alemanno - continua -. Peraltro esiste una sentenza della Corte della Costituzionale che ha pronunciato parole chiare in merito all'esito referendario sull'acqua pubblica”.

Marroni poi annuncia che chiederà “un incontro urgente del gruppo parlamentare insieme Matteo Renzi e la segreteria del partito è, infatti, indispensabile procedere alla cancellazione di questo inaccettabile emendamento, presentato dai soliti "privatizzatori" di beni pubblici che continuano a fare proposte che non non nell'interesse dei cittadini, dei lavoratori e dello Stato. Chiedo inoltre che anche il sindaco Marino e la maggioranza in Campidoglio intervengano per evitare la svendita di Acea”.

Fonte: RomaToday →
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