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Venerdì, 29 Marzo 2024

Degrado a Pompei, ultimatum dell'Unesco: "Il governo ha sei mesi di tempo"

Tanti i problemi del sito archeologico: carenze strutturali (infiltrazioni d'acqua, mancanza di canaline di drenaggio) e danni apportati dalla luce agli affreschi, costruzioni improprie

L'Unesco attacca l'Italia per il degrado del sito archeologico di Pompei. L’incubo è di perdere i fondi a causa della burocrazia.

Il presidente della commissione nazionale italiana Unesco, Giovanni Puglisi, annuncia l'ultimatum: "Il governo italiano ha tempo fino al 31 dicembre 2013 per adottare misure idonee per Pompei e l'Unesco ha tempo fino al 1 febbraio 2014 per valutare ciò che farà il governo italiano e rinviare al prossimo Comitato mondiale 2014 ogni decisione".

Una relazione del gennaio scorso lanciava l'allarme per lo stato di Pompei: "Carenze strutturali (infiltrazioni d'acqua, mancanza di canaline di drenaggio) e danni apportati dalla luce agli affreschi, costruzioni improprie non previste dal precedente piano, mancanza di personale".

Dal ministro Bray non arrivano commenti, mentre l'archeologo Andrea Carandini attacca: "Il piano di manutenzione programmata di Pompei, l'unico strumento in grado di salvare gli scavi, è stato approvato nel marzo 2012 grazie anche agli sforzi dell'allora segretario generale Roberto Cecchi. Fu l'ultimo atto della mia presidenza del Consiglio superiore dei beni culturali. È stato reso noto poco e male: se l'Unesco lo conoscesse, sono certo che avrebbe altri strumenti per esprimere il suo parere. Da quanto so, dovrebbe essere applicato dall'inizio dell'anno prossimo. Lungaggini burocratiche, difficoltà, insomma i tempi ministeriali."

Sullo sfondo 105 milioni dell’Ue da spendere in due anni, decine di progetti da fare (c’è tempo fino al 31 dicembre, insiste Puglisi) mentre soli cinque bandi sono avviati e tre cantieri sono aperti. L’incubo: la lentezza e l’impossibilità di riuscire a spendere l’intera cifra in due anni con il rischio di perdere il finanziamento europeo. E non solo fondi pubblici, ma anche privati, visto che ci sono 20 milioni che Impregilo vorrebbe donare, frutto della restituzione di un sequestro, ma non si riescono a trovare interlocutori.

Fonte: Il Messaggero →
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