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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il retroscena

Se cade Conte va Di Maio a Palazzo Chigi?

Un retroscena di Repubblica racconta che il suo nome è in pole in caso di cambio a Palazzo Chigi. E lui intanto dice che sarà ministro anche nel prossimo governo

Un retroscena di Repubblica a firma di Tommaso Ciriaco oggi racconta che se cade Giuseppe Conte, impegnato da ieri nella verifica che potrebbe portare al suo terzo governo, potrebbe essere Luigi Di Maio a diventare presidente del Consiglio al suo posto. Di Maio, secondo il quotidiano, è "il convitato di pietra di una crisi che nessuno vuole, ma che nessuno fino all’altro ieri ha mosso un dito per evitare". E l'ipotesi è sul tavolo perché in caso di crisi la parola spetta per primo al partito di maggioranza relativa. E al leader grillino più esposto, se c’è ancora un leader in quel covo litigioso chiamato Movimento. Ma ci sono anche altri indizi che portano verso quello che sarebbe un colpo di scena simile alla staffetta Letta-Renzi nella scorsa legislatura, ma senza una vittoria in un'elezione a legittimarla:

Non dice, Di Maio. Ma a volte si specchia compiaciuto in questa immagine di convitato di pietra, che sa di rivincita verso chi non l’ha voluto neanche suo vice. Alcuni big che si confrontano con lui giurano che nutra però anche dubbi. Intanto perché la situazione sociale, sanitaria ed economica è talmente grave che non è facile immaginarsi serenamente a Palazzo Chigi, neanche a volersi fare guidare dall’ambizione. E poi perché sa bene che il Movimento potrebbe non reggere all’urto di un ribaltone interno.

Un indizio è arrivato ieri, sul Fatto quotidiano: un’intervista di Alessandro Di Battista insolitamente contiana. Quasi avesse fiutato, il grillino più amato dalle telecamere, che l’“amico” Luigi – l’ex amico Luigi - torna troppo spesso nei discorsi di queste ore. E poi, parlamentari che parlano con il ministro degli Esteri dicono che non sarebbe comunque facile, neanche per il Colle, affidare l’Italia a un leader così giovane in un momento così delicato.

Intanto La Stampa oggi racconta un altro curioso retroscena: ieri, in videoconferenza con circa duecento deputati e senatori grillini, è stato accusato di ricattare i parlamentari: "Non ci potete ricattare con questa scusa che cade il governo se non lo votiamo". La risposta di Di Maio è stata a suo modo curiosa e raggelante: "La cosa che non avete capito è che io non sto facendo il doppio gioco nel difendere questo governo. Perché, se cade, io farò comunque parte del prossimo, come ministro".

In una frase, insomma, sostiene che è possibile un altro esecutivo senza Conte e che lui sarà dentro. Uno scenario che fino a poco tempo fa sarebbe suonata come un’eresia nel Movimento.

La Stampa dice che Conte inizierà con una verifica, che farà probabilmente da premessa al rimpasto. Ma non si può escludere che il processo, una volta aperto, possa portare a un altro governo senza l’attuale premier.

Di Maio lo sa. E con duecento persone ad ascoltare, difficile che dichiarazioni di quel genere potessero rimanere nel chiuso di un incontro di partito. In più, la smentita non fa che alimentare gli interrogativi tra i grillini, che per tutta risposta contattano la Stampa.

Almeno tre fonti del M5S confermano e contestualizzano le sue parole. I sospetti sui piani di Di Maio infittiscono le conversazioni tra i ministri del M5S, gli alleati e Palazzo Chigi.

Sul quotidiano anche il retroscenista Marcello Sorgi si esercita nell'ipotesi Di Maio premier:

Potrebbe essere l’uomo attorno al quale l’agognata (e fin qui non realizzata) alleanza strategica tra 5 stelle e Pd finalmente si costruisce. E anche quello che riesce a risollevare il M5S dal baratro elettorale in cui è caduto. Professionalità discreta, maturata negli ultimi tempi con lo sforzo di cancellare le esagerazioni del passato (gilet gialli in Francia, annunci al balcone di Palazzo Chigi).

Insomma, perché no? Soluzione preferita da Renzi in nome di un inedito asse con il ministro degli Esteri, sebbene tra un napoletano di Pomigliano d’Arco e un fiorentino di Rignano sull’Arno la durata degli accordi è sempre a rischio. Prevedibile opposizione di Zingaretti.

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Fonte: La Repubblica →
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