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Giovedì, 28 Marzo 2024

Dove finiscono i soldi delle donazioni Covid-19?

I soldi sono stati impiegati per i ventilatori e per gli altri presidi sanitari. Ma non tutti sono stati spesi. E soprattutto mancano molte rendicontazioni

Milena Gabanelli sul Dataroom del Corriere della Sera oggi parla delle donazioni degli italiani per l'emergenza coronavirus e degli aiuti per il sistema sanitario nazionali e per le regioni che si sono trovate a fronteggiare la prima ondata tra marzo e maggio 2020. La cifra raccolta in tutta Italia, che Dataroom ha ricostruito, è di almeno 814,7 milioni di euro, oltre alle donazioni in beni. Le solidarietà in denaro si sono concentrate nei territori più colpiti: 162 milioni in Lombardia, 84,3 in Emilia Romagna, 52 in Veneto. Il Comune di Milano ha raccolto da solo circa 14 milioni, quasi come l’intera Sicilia. Le Regioni che hanno raccolto meno sono il Molise (893 mila euro), la Basilicata (1,4 milioni), la Valle d’Aosta (1,68 milioni) e le Marche (1,78 milioni). 

La destinazione dei fondi è spesso vincolata dai donatori ad uno specifico utilizzo, mentre altri sono «liberi». Ad oggi di questi 449 milioni, oltre 71 non risultano impiegati. Certo, il Covid ha aggredito in modo diverso da regione a regione. In Lombardia, ad esempio, l’emergenza è costata ad oggi quasi 900 milioni di euro, controi140 della Sicilia e gli 8,3 della Calabria. Ma proprio nelle casse delle Regioni più colpite sono rimasti ancora molti fondi da spendere: oltre 14 milioni in quella della Lombardia, quasi 7 in Piemonte, 35 in Emilia Romagna.

Ma c’è anche chi non ha toccato ancora un euro. L’Abruzzo non ha ancora impegnato gli oltre 4 milioni ricevuti; il milione e 781 mila euro delle Marche sono per ora fermi sul conto corrente della Regione che, fa sapere, «sono in fase di impegno per cofinanziare l’adeguamento di spazi ospedalieri per eventuali fasi di recrudescenza del virus».

Ma la domanda più interessante è: che fine faranno i fondi non ancora usati? La legge impone di tenerli separati dai bilanci e di non usarli per fini diversi. E il decreto obbliga a pubblicare una rendicontazione:

Ebbene, in data 3 ottobre gli unici che rispettavano già l’obbligo erano la Lombardia, la provincia autonoma di Trento e l’Emilia Romagna, che ha anche il sito più chiaro e dettagliato di tutti. Come pure le sue maggiori strutture sanitarie, che pubblicano online l’utilizzo dei fondi. Un rendiconto puntuale lo fa lo Spallanzani di Roma, con i quasi 26 milioni di euro raccolti. Lo fa la Protezione Civile Nazionale: sul sito il dato di raccolta (oltre 168 milioni di euro) e il suo utilizzo: 128 milioni per dispositivi di protezione individuale e 4,9 milioni per spese di trasporto. Presso la Protezione Civile è attivo anche il fondo «Sempre con voi» per le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus: è una raccolta voluta dai fratelli Della Valle, che hanno versato inizialmente 5 milioni di euro, e che oggi ha raccolto oltre 11 milioni con le donazioni di altri privati cittadini.

Campania, Sardegna, Friuli e Basilicata pubblicano dati parziali o non aggiornati della propria raccolta, ma nessuna informazione sul loro utilizzo. La Toscana rende noto quanto ha raccolto e acquistato, ma non specifica dettagliatamente la spesa (come prevede la norma). Pertutte le altre Regioni, invece, nessun dato è stato pubblicato. Chiamandole una ad una, Sicilia, Liguria, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano rispondono di aver speso tutto quello che hanno raccolto, ma nel dettaglio non è dato sapere come. I dati di Basilicata e Sardegna sono fermi ad aprile. Non sappiamo quanto rimane ancora da spendere in Veneto, Campania, Calabria, Molise. Il Piemonte ha ancora 2,6 milioni, la Puglia 1,2 e l’Umbria 2,5 ma anche loro non forniscono il dettaglio preciso.

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