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Martedì, 23 Aprile 2024

Muore sola in ospedale, sui social una gara di solidarietà per pagarle il funerale

Una donna romena di 52 anni, morta dopo quasi tre anni in coma, dopo un mese ancora non aveva ricevuto una sepoltura. In tanti hanno voluto raccogliere i soldi necessari per il funerale

Maria non c’è più dal 13 dicembre del 2016. Da allora, il suo corpo giace in una cella frigorifera della camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. E’ passato il Natale, un nuovo anno si è affacciato sul mondo, sta per concludersi anche gennaio, ma le sue spoglie sono ancora lì. Ancora per poco, però.

Silenziosa s’è spenta, dopo due anni e nove mesi in stato vegetativo, senza nemmeno il conforto (che sarebbe stato, certo, purtroppo solo ideale) della vicinanza di un congiunto. E nel silenzio sarebbe rimasta lì, in quella tomba glaciale di un reparto asettico, per chissà quanto tempo ancora, se Don Riccardo Personè non avesse sfiorato le corde del cuore di tanti, con un semplice post su Facebook.

“Quanta gente muore nell’indifferenza, nella solitudine. Eppure, quanta solidarietà e amore c’è nel mondo. Deve solo essere canalizzato bene”, ci dice, per telefono. Don Riccardo, insegnante di religione a Copertino, cappellano del distretto socio sanitario di Nardò (ex ospedale “Sambiasi”) e del monastero di Santa Chiara, a Lecce, è rimasto colpito dalla tragica sorte di Maria, una donna 52enne rumena, fin dal giorno in cui è arrivata già priva di conoscenza nel reparto di lungodegenza di Nardò.

Non è il caso, qui, ora, di investigare sui motivi per cui è giunta quasi tre anni or sono in drammatiche condizioni nel reparto. E’ un’altra triste vicenda sulla quale è giusto che cali un velo di oblio in segno di rispetto. Sta di fatto che un giorno è finita in un letto d’ospedale e che gli stessi medici e infermieri, da allora, l’hanno sempre trattata con la premura che si nutre per i bambini. Quanta tenerezza faceva quella donna, sola al mondo.

Purtroppo, negli ultimi tempi la situazione si è aggravata a tal punto da necessitare di un trasferimento al “Vito Fazzi”. Ma qui, il cuore di Maria ha smesso di battere. Lei non è mai stata consapevole che intorno vi fosse un microcosmo preoccupato per le sue sorti. Si è addormentata senza mai vedere il volto di don Riccardo, né di nessun altro. Ma don Riccardo, che il suo volto ha visto e vegliato per anni, non potrà mai scordarlo e così ha lanciato in questi giorni un appello accolto non solo dalla cerchia di suoi conoscenti, dal direttore del distretto socio sanitario e dagli operatori che l’hanno avuta in cura, ma anche da tanti estranei. Già, perché la macchina burocratica, in certi casi, è farraginosa fino a incepparsi. Va in tilt. E così, per smuovere le acque, ci vuole la buona volontà dei privati.  

La sua richiesta è diventata così una vera e propria gara di contributi volontari che ha permesso, in tempo record, di raggiungere la cifra occorrente per dare a Maria una sepoltura, ma anche una cornice, degna di questo nome . “Mi ha colpito – commenta, ancora, per telefono, don Riccardo, con sincera commozione – il fatto che tanti ragazzi universitari che non conosco abbiano deciso di venire al funerale. Toccando alcune corde emerge sempre il meglio dell’umanità”. Perché, è proprio vero. A volte l’indifferenza è solo figlia della scarsa conoscenza su circostanze e vite che ci circondano. Persone che passano in mezzo a noi come fossero fantasmi.  

Fonte: LeccePrima →
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