Storia di Elena, badante in nero contagiata e cacciata di casa dal padrone
Aveva trovato lavoro a Brescia. Poi con la febbre altissima e il fiato corto, è stata costretta a lasciare la casa. Poi è svenuta in strada
Il Fatto Quotidiano racconta oggi in un articolo a firma di Silvia Truzzi la storia di Elena, una badante di nazionalità ucraina che è stata contagiata dal coronavirus dalla donna novantenne che accudiva e in seguito è stata cacciata di casa dal figlio pur essendo malata. Elena è una dottoressa di cinquant'anni che un mese fa era arrivata dal suo paese con un permesso temporaneo di lavoro. Aveva trovato un'occupazione a Brescia, a casa di un commerciante che aveva bisogno di accudire la mamma novantenne: vitto, alloggio e millecento euro in nero:
Anzi, nerissimo: il padrone è terrorizzato dal fatto che si sappia che Elena lavora per loro e le intima di non farne parola con anima viva. Così terrorizzato che quando Elena capisce che l’anziana donna ha il Coronavirus ed è in pericolo, lui la ignora. Quando anche lui si ammala, due giorni dopo, finalmente decide di chiamare un’ambulanza, ma non ascolta Elena che lo supplica di chiedere aiuto anche per lei, perché è sicura di essere stata contagiata.
Non se ne fa niente: con la febbre altissima e il fiato corto, Elena è costretta a fare le valigie e a lasciare la casa immediatamente, dopo poco più di due settimane di lavoro. Scende, e per la strada sviene. Per fortuna una ragazza la nota e chiama il 118. Dopo 15 giorni, sabato Elena è uscita dalla terapia intensiva, ma è ancora ricoverata agli Spedali civili in attesa del tampone.