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Giovedì, 25 Aprile 2024

Flat tax partite IVA: l'ipotesi di aumento al 23% e i piani di Draghi per la riforma dell'Irpef sul modello Danimarca

Il ministero dell'Economia pensa di portare dal 15 al 23% l'aliquota forfettaria della flat tax per sostenere il taglio delle aliquote Irpef. Ma...

In una relazione del ministero dell'Economia e delle Finanze in cui si analizzano le possibilità di una riforma dell'Irpef e delle sue aliquote (un obiettivo del governo Draghi) si ipotizza di innalzare l'aliquota della flat tax per le Partite Iva dal 15% al 23% per chi ha ricavi inferiori ai 65mila euro l'anno. Secondo il Corriere della Sera si tratta di un sistema che consentirebbe al fisco di recuperare circa 7 miliardi di entrate.

L’intervento — per ora ipotizzato solo nella relazione tecnica e quindi non ancora proposta di natura politica — andrebbe ad aumentare il carico fiscale di migliaia di partite iva, in larga parte giovani professionisti o piccoli imprenditori. Nelle ipotesi citate nella relazione anche una revisione dei diversi coefficienti di redditività (sulla base dei quali si calcola l’imponibile degli autonomi). Percentuali che non sono state modificate in seguito all’innalzamento della soglia di ricavi per l’accesso al regime forfetario. Che, ricordiamo, nel 2019 è passata da 25 mila euro a 65 mila euro.

Il tema per il Ministero è garantire l’equità del sistema fiscale va però sottolineato che nel corso del 2020 si è registrata una consistente diminuzione delle partite iva (-14,8%), segno che la categoria è in affanno. Come abbiamo spiegato, Mario Draghi ha in mente il modello Danimarca per trovare i soldi necessari al taglio dell'Irpef. 

Ovvero quello di evitare bonus, deduzioni, detrazioni, regalie a determinate categorie produttive, programmi sperimentali come la flat tax (o per meglio dire il regime forfettario) per le partite IVA, ma di studiare una riforma fiscale che indichi "priorità, certezze, opportunità". Ovvero "una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività". Combattendo anche l'evasione fiscale. Il premier immagina tre criteri per le tasse:

  • una revisione profonda dell’Irpef, semplificando, razionalizzando, abbassando il carico fiscale soprattutto sul ceto medio;
  • il rispetto del dettato costituzionale sulla progressività del prelievo (l’articolo 53);
  • il rafforzamento della lotta all’evasione fiscale.

Una scelta non vicina a quella formula "alla tedesca" che sulle prime sembrava il suo faro e che era simile a quella proposta dal Partito Democratico per il 2021 al governo Conte quando ancora governava la vecchia maggioranza. Il programma di Draghi per le tasse prevede aliquote più leggere. Nei prossimi mesi verranno approfondite le ipotesi di intervento sulle aliquote Irpef, in particolare quelle tese ad attenuare lo scalone tra la prima e la seconda, con il prelievo che oggi schizza dal 27 al 38% al superamento dei 28 mila euro di reddito (e fino a 55 mila, penalizzando il ceto medio). Nel mirino anche la giungla delle tax expenditure: più di 600 tra deduzioni, detrazioni e sgravi, che spesso alterano l’equità della tassazione. Poi si passerà all'azione. 

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Fonte: Corriere della Sera →
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