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Venerdì, 19 Aprile 2024

"Uccisi i killer di Regeni, erano criminali comuni": ma non ci crede nessuno

L'Egitto rilancia la pista della criminalità comune. Una "fonte della sicurezza" citata dal quotidiano 'El Watan', comunica che i componenti della banda di sequestratori uccisi al Cairo "sarebbero legati all'omicidio" di Regeni. L'Espresso: "Verità ufficiale fa a pugni con la logica"

Gli investigatori italiani presenti in Egitto nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Roma sulla morte di Giulio Regeni sono stati informati dalla polizia egiziana in merito all'uccisione di cinque persone in qualche modo coinvolte con quanto accaduto al ricercatore universitario. Secondo le autorità egiziane dietro l'omicidio di Regeni ci sarebbe una banda specializzata in rapine a stranieri al Cairo. 

L'Egitto rilancia così la pista della criminalità comune. Una "fonte della sicurezza" citata dal quotidiano 'El Watan', comunica che i componenti della banda di sequestratori uccisi al Cairo "sarebbero legati all'omicidio" di Regeni. La fonte ha precisato che gli uccisi sono cinque e provengono dal governatorato di Sharqiyya (delta del Nilo) e da Shubra El-Khema, a nord del Cairo. Il ministero dell'Interno del Cairo, a sostegno di questa tesi, ha reso pubbliche le foto dei documenti di Regeni trovati in una sacca di pelle rossa in un appartamento legato alle persone uccise.

CALDEROLI - "Per la serie, come volevasi dimostrare... I colpevoli del rapimento, delle torture e della brutale uccisione del povero Giulio Regeni non sono i servizi egiziani, o altri apparati dello Stato, ma sono semplici criminali comuni, una banda di rapinatori individuata e smantellata con uno scontro a fuoco dalle forze di sicurezza egiziane che, ovviamente, nei covi della banda, hanno trovato tutti i documenti del povero ricercatore italiano". Lo ha dichiarato in una nota il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli (Lega). "Perché ovviamente - ha aggiunto - una banda di criminali comuni sequestra per una settimana un occidentale, lo sevizia in modo chirurgico senza un motivo e non chiede nessun riscatto e poi, come se non bastasse, conserva per settimane pure i documenti del rapito, giusto per non lasciare dubbi sulla sua colpevolezza...".

BEFFA - "Comunque ora - ha sottolineato ancora l'esponente del Carroccio - il cerchio è perfettamente chiuso, con la beffa per l'Italia, che in teoria dovrebbe pure ringraziare l'Egitto, che si aggiunge al danno, irreparabile, non solo della brutale uccisione di Regeni ma anche dell'impossibilità di conoscere la verità dei fatti. E adesso Renzi e Gentiloni cosa faranno? Ringrazieranno gli amici egiziani per questa bella verità di comodo? E la povera famiglia Regeni dovrà accontentarsi di questa farsa travestita da verità? Perché per una volta - ha concluso Calderoli - non abbiamo un sussulto di dignità e alziamo la voce e ci facciamo sentire con Il Cairo?".

LETTA - "Mi spiace, #iononcicredo. #Regeni. #Egitto. Non fermarsi a chiedere #veritapergiulioregeni". Carico di hashtag e di dubbi, è il tweet di Enrico Letta, ex presidente del Consiglio, sulla nuova versione fornita dalle autorità egiziane sull'omicidio del ricercatore italiano.

L'Espresso va all'attacco:

Questa loro verità è peggiore di tutte le menzogne che hanno provato a rifilare alla famiglia di Giulio e a tutti noi dall'inizio di questa storia. "Per il governo di Al Sisi il caso è chiuso. Ma questa verità ufficiale fa a pugni con la logica".

Fonte: L'Espresso →
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