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Mercoledì, 24 Aprile 2024

La crisi rende tutti "ladri": meno lavoro, più furti

Uno studio degli economisti De Blasio e Menon dimostra come ad una riduzione del 10% dell'attività economica corrisponda un aumento di furti del 6$%. Si tratta, soprattutto, di azioni "improvvisate"

Per rispondere alla crisi qualcuno è stato costretto a rinunciare a un "sogno", qualcuno al suo lavoro, altri ancora alla propria azienda. Tutto per colpa del grave momento di recessione che l'Italia si trova ad attraversare dal 2008. Momento di recessione che ha avuto anche un altro effetto tangibile: ha prodotto un aumento di furti del 6% e una riduzione del 10% dell'attività economica a livello locale. 

E' quanto emerge da uno studio di De Blasio e Menon, pubblicato da Banca d'Italia. I due economisti, utilizzando i dati base del Cerved sui bilanci delle imprese negli anni 2008 2009 con le parallele "notizie di reato", hanno  cercato un rapporto fra crisi e furti. E hanno scoperto come nei due anni in questione i furti siano aumentati di sei punti percentuali, con picchi nelle zone in cui la forza lavoro è più giovane o dove c'è prevalenza di piccole imprese. 

Il lavoro di De Blasio e Menon mette in risalto "l'impatto significativo" della crisi sulle tipologia di reato che non richiedono particolari abilità, chiarendo che una certa quantità di azioni criminali "improvvisate" può essere dettata direttamente della difficoltà economica dei singoli. Impatto negativo, invece, su altre categorie di azioni criminali, quelle "specializzate", "in cui appaiono necessarie maggiori competenze". 

Il legame fra riduzione dell'attività economica e aumento dei reati ha, infine, un'evidenza ancora minore nelle quattro regioni tradizionalmente caratterizzate dalla presenza di organizzazioni criminali "collaudate", Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. A dimostrazione, che il "monopolio" detenuto dalle organizzazioni mafiose rende meno semplice un'azione "improvvisata". 

Fonte: Banca d'Italia →
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