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Sabato, 20 Aprile 2024

L'ultima denuncia 'pseudonima' di Giulio Regeni prima di essere ucciso

Il Manifesto pubblica un articolo che il giovane ricercatore friuliano torturato e ucciso nella capitale egiziana ha inviato al quotidiano sotto pseudonimo: "Giulio temeva per la sua incolumità"

Mentre si cerca di far luce sulla morte di Giulio Regeni, il 28enne ricercatore friulano torturato e ucciso nella capitale egiziana, Il Manifesto ha deciso di pubblicare il suo ultimo articolo nonostante la diffida dei genitori. "In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti", è il titolo scelto dal quotidiano. 

Nel pezzo, Giulio, "sotto pseudonimo", denuncia come Al-Sisi abbia ottenuto il controllo del parlamento con il più alto numero di poliziotti e militari della storia del paese mentre l' Egitto è in coda a tutta le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa. Unico "baluardo di democrazia", sono sindacati indipendenti. Nell'articolo, che risale all'inizio di gennaio e solo oggi è stato pubblicato da Il Manifesto, Giulio racconta del "vibrante incontro" presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati (Ctuws). "Sebbene la sala più grande del Centro abbia un centinaio di posti a sedere, la sera dell'incontro non riusciva a contenere il numero di attiviste e attivisti sindacali giunti da tutto l'Egitto per un'assemblea che ha dello straordinario nel contesto attuale del paese".

Tommaso Di Francesco, condirettore del Manifesto, accompagna l'inchiesta di Regeni con un duro editoriale in cui racconta come il giovane ricercatore temesse per la sua incolumità. 

Questa è la verità che per noi emerge e che vogliamo proporre e testimoniare sulla morte violenta al Cairo di Giulio Regeni, di fronte alle troppe reticenze ufficiose e ufficiali e alle gravi contraddizioni delle prime indagini tra la procura egiziana che conferma torture indicibili e il ministero degli interni del Cairo che le smentisce. 

"Affermiamo questo perché all’inizio di gennaio, dopo aver ricevuto un suo articolo – che riproponiamo oggi in edicola con la sua firma convinti di adempiere proprio alle sue volontà – sulla ripresa d’iniziativa dei sindacati egiziani, insisteva con noi e a più riprese sulla necessità di firmarlo solo con uno pseudonimo. Capivamo che era molto preoccupato da questa insistenza ripetuta più volte nelle sue mail, tantopiù che già altri suoi articoli erano usciti con pseudonimi ogni volta diversi".

Giulio Regeni - scrive Di Francesco attaccando le ricostruzioni di queste ore - "è scomparso non in un giorno di «Vacanze sul Nilo» ma il 25 gennaio, quinto anniversario della rivolta contro Mubarak di piazza Tahrir 2011, in un intenso clima di mobilitazione giovanile, sociale e politico non solo di memoria ma inevitabilmente contro l’attuale regime militare del golpista Al Sisi; mobilitazione contro la quale si è scatenata, come negli anni precedenti, la repressione e le retate della polizia, stavolta con centinaia di arresti preventivi".

Chiediamo verità, tutta la verità al governo egiziano, al ministro degli esteri Paolo Gentiloni e al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo dobbiamo di fronte al dolore dei genitori e alla giovane vita così martoriata di Giulio Regeni.

Fonte: Il Manifesto →
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