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Martedì, 16 Aprile 2024
Il presupposto

"Addio al green pass? Soltanto con il 99% degli italiani vaccinati"

Secondo l'epidemiologo dell'Università di Firenze Paolo Bonanni è necessario estendere l'obbligo del certificato anche ai lavoratori: ''Una garanzia per luoghi come gli uffici, dove la possibilità di trasmissione è più facile'' 

È giusto estendere l'obbligo di green pass a tutti i lavoratori, sia pubblici che privati? Secondo l'epidemiologo Paolo Bonanni, la risposta è affermativa: ''Dato che nella popolazione più giovane la quota di soggetti non ancora vaccinati è ancora piuttosto rilevante direi di sì. Il green pass presuppone che una persona sia vaccinata o abbia un tampone negativo nelle ultime 48 ore. Sappiamo che non possiamo escludere in assoluto che un vaccinato non sia positivo, ma la possibilità di trasmissione è molto più bassa. E sappiamo anche che chi ha un tampone negativo potrebbe contagiarsi nelle ore successive al test, ma si presume che la quantità di virus nelle vie respiratorie non sia tale da contagiare gli altri. Il green pass è quindi una garanzia che solo persone con questi requisiti possano accedere ai luoghi comunitari, come gli uffici, dove la possibilità di trasmissione è più facile perché si tratta di ambienti chiusi, spesso affollati e dove si resta a lungo''.

Il professore ordinario di Igiene all'Università di Firenze, intervistato dal Corriere della Sera, ha spiegato anche quale sarebbe il presupposto necessario per dire addio alla certificazione verde: ''L'obiettivo è mitigare al massimo la catena di diffusione del virus limitare il più possibile i decessi ed evitare di saturare gli ospedali e le terapie intensive: in questo modo i medici possono tornare a occuparsi delle tante altre emergenze sanitarie passate in secondo piano nell'ultimo anno e mezzo. Abbiamo visto che il vaccino è molto efficace a prevenire la malattia grave: limitando la sua diffusione sempre meno persone finiranno in ospedale. Se la popolazione lavorativa fosse vaccinata al 99% - aggiunge - probabilmente in un rapporto costi-benefici non sarebbe adeguato chiedere il green pass, ma non siamo ancora in questa situazione. Il famoso 80% di popolazione vaccinata per ottenere l'immunità di gregge non basta più perché la variante Delta è molto contagiosa e i vaccini non sono efficaci al 100%, soprattutto sulle infezioni: significa che sono possibili contagi anche tra vaccinati. L'immunità di gregge è irraggiungibile perché in teoria dovrebbe essere vaccinato il 100% della popolazione, e già con chi è esentato per motivi medici non è possibile. Dovremo invece imparare a convivere con il virus. Possiamo porci un obiettivo di controllo della pandemia, ma l'estinzione del virus è improbabile visto che evolve e muta''.

"Se il green pass venisse chiesto a una persona che lo stato vuole proteggere dalla malattia grave o dalla morte - dice ancora l'epidemiologo - non saremmo di fronte a una misura di sanità pubblica perché l'individuo è libero di non accettare una cura, e questo non vale solo per il Covid: da questo punto di vista la libertà di scelta è inviolabile. Il green pass lo giustifichiamo con il fatto che viene richiesto per evitare la trasmissione dell'infezione nella comunità e in questo momento sono i più giovani, che hanno maggiori aggregazioni sociali, a guidare il contagio". Sul perché l'Italia ha introdotto il green pass e il Regno Unito si è tirato indietro, Bonanni conclude che ''ci sono Paesi che non hanno bisogno di questi mezzi perché hanno una maggiore maturità culturale scientifica. Gli inglesi non accettano che lo stato ingerisca nelle scelte individuali, ma di contro, di fronte alla possibilità di un vaccino non si sono fatti pregare e oggi sono fra i più vaccinati d'Europa''.

Fonte: Corriere della Sera+ →
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