rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024

Ikea si scusa per aver sfruttato lavoratori forzati dell'ex Germania comunista

Relazione Ernst&Young conferma: prigionieri politici e criminali impiegati nelle fabbriche dell'ex Germania comunista

Il gigante svedese Ikea si è detto "profondamente dispiaciuto" per avere utilizzato il lavoro forzato dei prigionieri politici nelle fabbriche dell'ex Germania comunista. L'azienda ha incaricato il consulente Ernst&Young di approfondire la vicenda, che risale agli anni '70.

Una relazione, pubblicata ora, conferma che i prigionieri politici e i criminali venivano effettivamente obbligati a lavorare per i fornitori di Ikea. I rappresentanti del colosso dell'arredamento fai-da-te al tempo, inoltre, sapevano che i prigionieri politici potevano essere usati. Ikea - scrive la Bbc - passò degli ordini all'allora Ddr negli anni '70. Ex detenuti della Stasi, la temuta polizia segreta comunista, hanno affermato tempo fa di avere lavorato per l'azienda svedese, affermazioni che hanno spinto Ikea a commissionare la ricerca a maggio. E' probabile ora che gli ex prigionieri ricevano degli indennizzi.

"Siamo profondamente dispiaciuti che ciò sia potuto accadere. Usare i prigionieri politici per la produzione non è mai stata un'idea accettata dal Gruppo Ikea", ha dichiarato Jeanette Skjelmose, manager per la sostenibilità dell'azienda, aggiungendo che Ikea attualmente ha uno dei più rigorosi codici di condotta per fornitori e ciò, assieme a la stretta collaborazione con i fornitori e le ispezioni esterne, riduce il rischio che una cosa simile non si ripeta più.

Ernst&Young ha visionato 20mila pagine di documenti dei registri interni di Ikea e 80mila documenti tratti dagli archivi federali di Stato della Germania. Il consulente ha intervistato circa 90 persone, inoltre, tra dipendenti, ex dipendenti dell'Ikea e testimoni dell'ex Ddr.

"Ikea aveva dei contratti con le fabbriche della Ddr per produrre i loro mobili qui", aveva spiegato Hubertus Knabe, direttore del Memoriale "Berlin-Hohenschoenhausen", l'ex prigione della Stasi diventata museo, prima che la relazione venisse pubblicata. "Non chiedevano chi produceva i loro mobili e sotto quali tipi di condizioni", aveva aggiunto.

Già un anno fa, un'inchiesta del primo canale pubblico Wdr, aveva rivelato che la collaborazione tra Ikea e la Repubblica democratica tedesca, era stata particolarmente proficua negli anni Settanta, quando nel paese comunista vennero aperti diversi stabilimenti di produzione. Uno di questi, quello di Waldheim - secondo gli archivi della Stasi consultati dai giornalisti tedeschi - era situato nei pressi di una prigione, dove erano rinchiusi numerosi prigionieri politici, costretti a lavorare senza remunerazione e in condizioni durissime.


Da un file della Stasi era emerso anche che, Ingvar Kamprad, il fondatore di Ikea, aveva detto di non essere a conoscenza del ricorso al lavoro di detenuti nelle sue fabbriche, ma che "se anche fosse", sarebbe stato "nell'interesse della società". Secondo un'inchiesta della Frankfurter Allgmeine Zeitung, del maggio 2005, l'Ikea era stata accusata di essersi servita anche di detenuti nelle carceri cubane per realizzare alcuni dei suoi prodotti negli anni Ottanta.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ikea si scusa per aver sfruttato lavoratori forzati dell'ex Germania comunista

Today è in caricamento