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Venerdì, 29 Marzo 2024

La verità di Genny 'a carogna: "Nessuna trattativa, ma nessuno ci aveva mai sparato"

Non c'è stata nessuna trattativa, noi non possiamo decidere nulla" dice l'ultrà al Mattino: "State sbagliando: non è di me che dovete preoccuparvi, ma del ragazzo che è stato ferito".

Il Mattino di Napoli ha intervistato il capo ultra' del Napoli Genny 'a carogna, diventato il personaggio del fine settimana. "Non c'è stata nessuna trattativa, noi non possiamo decidere nulla" dice a Daniele De Crescenzo: "State sbagliando: non è di me che dovete preoccuparvi, ma del ragazzo che è stato ferito".

Il vero nome di Genny ’a carogna è Gennaro De Tommaso, parla pacato.

Tra Forcella e piazza San Gaetano, dove è nato, lo conoscono tutti, scrive il quotidiano partenopeo. Il suo soprannome che impazza sul web in queste ore lo ha ereditato dal papà: non indica cattiveria ma sfortuna.

Seduto tra gli amici su una panchina del centro storico non è facile riconoscere Genny, anche se la sua immagine impazza sul web. Il ragazzo pacato che difende le ragioni sue e dell’intera Curva A somiglia poco a quello che ha sbalordito milioni di italiani in diretta tv. Lo abbiamo visto tutti con la maglietta che inneggia al condannato per l’uccisione di un poliziotto, mentre con le braccia alzate e coperte di tatuaggi sembra dare il via alla partita tenendo in pugno i sui compagni. E quindi la squadra. E quindi le forze dell’ordine. E quindi una capitale assediata.

Gennaro smentisce nella maniera più assoluta che vi sia stata una trattativa. Nessun patto con la squadra, né con la polizia.

Come è andata veramente sabato a Roma?
«Quelle che sono state scritte sono tutte sciocchezze. Hamsik è venuto da noi solo per rassicurarci sulle condizioni del nostro amico, per dirci che stava meglio, che poteva farcela. Lo stesso messaggio che ci hanno dato le forze dell’ordine. Noi abbiamo parlato con tutti con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c’è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull’opportunità di giocare o meno la partita. Il resto sono invenzioni dei giornalisti».

"Non abbiamo minacciato nessuno e non abbiamo detto di non giocare - continua l'ultrà del Napoli -  Né avremmo avuto il potere per farlo. Noi non possiamo decidere nulla".

E quella maglietta che inneggia all’assassino di Raciti, non è un gesto di sfida?
«No, anzi. L’unica cosa importante di questa storia ormai è diventata la maglietta che io e gli altri tifosi indossiamo. ”Speziale libero” c’è scritto. Ma attenti: la maglietta è in onore di una città dove abbiamo tanti amici e nei confronti di un ragazzo che sta chiedendo attraverso i suoi legali la revisione del processo. È una richiesta di giustizia, non un’offesa contro una persona deceduta o contro i suoi familiari».

Fonte: Il Mattino →
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