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Martedì, 23 Aprile 2024

"Io, Roberto, riparo le slot che mi hanno distrutto la vita"

La testimonianza di Roberto, un tecnico manutentore diventato schiavo delle stesse slot machine che ripara per lavoro

ROMA - La storia di Roberto è veramente particolare: si tratta di un “addetto ai lavori” finito nella morsa del gioco d’azzardo. Per mestiere, infatti, Roberto ripara slot machines (anche adesso che è in terapia). Le slot lo stavano rapidamente portando a rovinarsi. Il gruppo del CeIS è stato la sua salvezza.

Roberto, in che momento ti sei reso conto di avere un problema legato al gioco?
"Ho capito di avere un problema quando i soldi che avevo addosso non mi bastavano e ho incominciato a prelevare i risparmi depositati sul conto. Inutile dire che li sperperavo tutti. In quel momento ha cominciato a farsi strada in me l’ipotesi di avere un problema. Il gioco era diventato una dipendenza. Però non l'ho detto a nessuno. Poi andando avanti ho incominciato a chiedere soldi in prestito, fino quando mi sono ritrovato in preda all’ansia e alla depressione. Non ce l’ho più fatta e sono stato costretto a chiedere aiuto".

Hai capito da solo che avevi bisogno di rivolgerti a una comunità per smettere di giocare?
"Beh, avevo perso il sorriso, ero depresso non potevo continuare a stare così. Mia moglie è stata decisiva nel farmi capire che avevo bisogno di curarmi. Però devo dire che non c’è stato bisogno che mi portassero in terapia con la forza. Io stesso ho cercato da solo una comunità e ho trovato il CeIS. Avevo voglia di uscirne, chiudere con il gioco".

Quali benefici hai tratto da quando frequenti la comunità?
"Adesso è un anno e due mesi che sono in terapia. Il centro mi ha dato un grande supporto. Condividere le proprie esperienze con altre persone che hanno il tuo stesso problema è fondamentale, così come lo sono i consigli degli operatori. Tutto questo però non basta. Dev'esserci una presa di coscienza a livello personale. La comunità ti aiuta, ma se dentro di te non c'è la voglia di cambiare è tutto inutile. Ho visto tanta gente che veniva qui e c'è ricascata. Ci vuole tanta forza di volontà, se riesci a tirarla fuori allora puoi farcela".

Quali sono i campanelli d'allarme per capire che si è dipendenti dal gioco?
"Cose piuttosto comuni a tutti i giocatori. Bugie, prelievi sempre più frequenti dal conto corrente bancario, soldi chiesti in prestito, debiti. Sono andato avanti così per parecchio tempo. Ero entrato in un circolo vizioso. Con il lavoro che faccio è veramente facile cadere in tentazione: sono un tecnico, ma spesso uscivo dal magazzino per fare interventi di manutenzione nelle sale. Lì vedevo gli altri giocatori e avevo la possibilità di giocare. Ho persino gestito una sala per tre mesi. Per esigenza continuo ancora a fare questo lavoro, nonostante tutto. Ma non nascondo che se trovassi un'altra opportunità, non esiterei a cambiare occupazione. Stare lì mi crea nervosismo, posso resistere ma non mi sento tranquillo".

Fonte: RomaToday →
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