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Giovedì, 25 Aprile 2024

Francesco Totti guarda al futuro: "Allenare, perché no?"

"Conoscendo il mio carattere, forse non saprei gestire un gruppo. Però vedo tutti i miei ex compagni che, appena smesso di giocare, hanno preso questa carriera d'allenatore. Mi sa che scatta qualche cosa" dice Totti in un'intervista a Veltroni per il Corriere dello sport

"Allenare? Perché no". Lo dice Francesco Totti in una intervista pubblicata oggi sul Corriere dello sport Stadio realizzata da Walter Veltroni. "Però in questo momento non ci penso - continua - perché, conoscendo il mio carattere, forse non saprei gestire un gruppo. Però, in effetti, vedo tutti i miei ex compagni che appena smesso di giocare hanno preso questa carriera d'allenatore. Mi sa che scatta qualche cosa dopo, perché tutti si mettono a fare gli allenatori e allora può darsi pure che scatterà qualche cosa anche a me. Che ti devo dire: cambierò carattere, cambierò modo di impostare tante cose". 

Totti ripercorre tutta la sua carriera: "Ho giocato prima sotto casa, alla Fortitudo, sono stato tre anni là e poi sono passato alla Smit di Trastevere. Con quella squadra di rione un giorno disputammo un'amichevole con la Roma. Non giocai, non mi fecero giocare perché ero più piccolo rispetto agli altri. Però mi misi a palleggiare da solo a bordo campo. C'era Ermenegildo Giannini alla Roma, in quel periodo. Mi guardò e mi prese senza che giocassi". La cameretta era "Gialla e rossa, con il poster di Giannini Sembrava la curva E spendevo tutto in figurine Panini". Il primo derby: "Contro la Lazio di Nesta e Di Vaio. Erano fortissimi, ma vincemmo noi con una mia punizione".

"Ora mi rivedo in Cristian, è bravo ma si chiama Totti e così la gente pensa "è raccomandato". Roma "è tutto". "Siamo persone piene di passione, sincere e sfrontate Noi ci mettiamo un di più, e si vede". Pensò di andar via nel 2003. C'era Capello con i Sensi , ma vivevamo un momento molto particolare tra me e la società, alcune cose non andavano nel verso giusto. Avevo chiesto alcune cose specifiche. Loro non è che non volessero accontentarmi ma sembravano ignorare le mie aspettative. Il Real Madrid spingeva a tutti i costi perché giocassi da loro. Era l'unica squadra al mondo per la quale io, a malincuore, avrei potuto lasciare Roma. Ci pensai seriamente. Però alla fine la famiglia, gli amici, mia moglie, mi hanno aiutato a capire tante cose, così sono rimasto qua. E considero che sia stata una fortuna". La felicità esiste: "Quando vincemmo lo scudetto la gente impazzì. Grandioso Potevo essere uno di quei tifosi...". Sugli allenatori: "Sì, con Zeman ho avuto il rapporto migliore. Spalletti? Bella persona, è uno che vuole vincere".

Fonte: Corriere dello Sport →
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