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Venerdì, 29 Marzo 2024

La storia di Savita, morta per un aborto terapeutico negato

Da questo caso di cronaca è partito il dibattito sull'interruzione di gravidanza nella cattolicissima Irlanda che ieri ha aperto per la prima volta all'aborto

Il dibattito sull'interruzione di gravidanza in Irlanda, approvato nel caso di rischio per la vita della donna, è stato riaperto alla fine dell'anno scorso dalla tragica morte di una 31enne, deceduta per setticemia dopo che le era stato negato un aborto terapeutico.

Savita Halappanavar era una dentista indiana che viveva a Galway. Fu ricoverata in ospedale il 21 ottobre, alla 17esima settimana di gravidanza. La donna stava perdendo il bambino spontaneamente ma, malgrado le pressanti richieste sue e del marito, i medici non sono voluti intervenire perché il cuore del feto batteva ancora.

"Questo è un paese cattolico", le avevano detto i medici, secondo quanto ricorda nel giorno della prima apertura all'aborto, l'Irish Time. "Non sono cattolica, né irlandese", aveva risposto la donna, di fede hindu.

Dopo due giorni e mezzo di ricovero, il battito del cuore del feto è cessato. Solo a questo punto il feto è stato rimosso. Ma ormai era troppo tardi. Il 28 ottobre Savita è morta di setticemia.

Il marito, l'ingegnere 34enne Praveen Halappanavar, è convinto che la moglie si sarebbe salvata se i medici fossero intervenuti tempestivamente. Sulla vicenda sono state aperte due inchieste, riaccendendo in Irlanda il dibattito sull'aborto. Arrivato ora a una (prima) svolta.

Fonte: Irish Time →
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