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Venerdì, 29 Marzo 2024

Jolly Nero, nuovo processo grazie alle indagini della mamma di una delle vittime

La battaglia di Adele Chiello Tusa contro l'archiviazione delle indagini su quanto accadde il 7 maggio 2013 nel porto di Genova. "Glielo devo", racconta al Corriere

E' partito il processo bis per il disastro della Jolly Nero, la nave che il 7 maggio 2013 andò a sbattere contro la torre di controllo del porto di Genova causando il crollo dell'edificio e la morte di nove persone. Nel processo di primo grado sono state condannate quattro persone e in via amministrativa la società di armatori dell'imbarcazione, ma fu archiviata la posizione di costruttori, progettisti, collaudatori della torre e quindi dei vertici della Guardia costiera. Il nuovo dibattimento si deve all'impegno e al lavoro di Adele Chiello Tusa, la madre di un giovane marinaio di origini siciliane morto nel disastro, che dopo l'archiviazione ha continuato a studiare le carte, sentire testimoni, ingaggiare consulenti fino a che la Procura di Genova non ha riaperto le indagini. 

La prima udienza del nuovo processo è fissata per il 19 settembre. Dodici gli imputati, tra cui un ammiraglio, appartenenti alla società Rimorchiatori riuniti e alla Corporazione dei piloti del porto. 

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"Io ho visto le mani di mio figlio Giuseppe, signor giudice, Le sue dita erano consumate... chissà quanto tempo avrà provato ad aprire quella porta", aveva detto Adele Chiello Tusa durante il processo di primo grado: dichiarazioni dirette ai datori di lavoro del figlio, la Guardia costiera, che secondo la signora approvarono un progetto erroneo, e furono colpevoli del ritardo nei soccorsi.

“Io nella vita sono stata solo moglie e mamma, nient'altro. Non sono laureata e non sono esperta di costruzioni o di sicurezza sul lavoro”, racconta oggi al Corriere della Sera la madre di Giuseppe Tusa. La donna ha sempre sentito la necessità di "dare un senso" al dolore provato per la morte del figlio e così, spiega, "mi sono studiata tutti gli atti dell’inchiesta, migliaia di pagine. Li ho praticamente imparati a memoria”. “Non sanno di cos'è capace una mamma che vuole giustizia per suo figlio...", dice Adele Chiello Tusa. 

Fonte: Corriere della Sera →
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