Sprechi pubblici, lo studio shock: il 17 per cento è colpa dei corrotti
Lo studio di tre economisti italiani (Oriana Bandiera, Tommaso Valletti e Andrea Prat) è stato pubblicato sull’American economic review e viene analizzato oggi dalla Stampa. Emerge che in Italia su 100 euro di sprechi 83 sono dovuti a inefficienza, 17 a corruzione
Il 17 per cento degli sprechi pubblici italiani è colpa dei corrotti. Che la corruzione sia un problema endemico del "belpaese" è risaputo: i nuovi studi altro non fanno che confermare tutto.
Lo studio di tre economisti italiani (Oriana Bandiera, Tommaso Valletti e Andrea Prat) è stato pubblicato sull’American economic review e viene analizzato nel dettaglio oggi dal quotidiano La Stampa. Emerge che in Italia su 100 euro di sprechi 83 sono dovuti a inefficienza, 17 a corruzione.
E' stata approvata il 21 gennaio alla Camera una legge che colmerà le lacune della legge Severino che nel 2012 ha introdotto una forma embrionale di whistleblowing, istituendo la figura del responsabile anticorruzione di cui ogni ente deve dotarsi.
Il termine inglese whistleblower non trova per ora equivalenti termini in italiano che rendano il concetto: si tratta di un individuo che denuncia - per il bene pubblico - comportamenti illeciti che avvengono nel luogo in cui lavora (organizzazione sia pubblica che privata), attraverso segnalazioni circostanziate, sia alle autorità competenti sia nei canali eventualmente preposti all'interno dell'organizzazione stessa, sia pubblicamente ad esempio attraverso i media.
Manca però un meccanismo premiale per il whistleblower.
"La cosiddetta «taglia», un contributo che può andare dal 15% al 30% sulla cifra recuperata dallo Stato grazie alla soffiata".
Oggi come oggi i tempi della giustizia sono insopportabili. Giorgio Rinaldi, impiegato all’Ispettorato dello Sviluppo economico di Bologna ha aspettato fino al mese scorso per vedere condannati i fannulloni che aveva denunciato nel 2007.