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Martedì, 6 Giugno 2023

La lettera di Alberto Stasi al papà morto due anni fa: "Non mi arrendo"

Alberto Stasi, in cella da due mesi, condannato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco, ha inviato a Giallo una lettera dedicata al suò papà scomparso: "Nessuno potrà mai portarmi via quello che ho dentro. Un uomo libero, un uomo che manterrà i propri valori, la propria integrità e non perderà mai il coraggio di affrontare la vita"

"Ciao, papà. Non so bene come iniziare questa lettera perché, tu lo sai, faccio sempre molto fatica ad esprimere quello che provo, ma oggi più che mai sento la tua mancanza;  oggi che sarebbe il giorno del tuo compleanno sento il bisogno di far sapere a tutti quello che provo, che sento, quello che ho nel cuore e quello che troppe poche volte ti ho detto, quando, invece, avrei avuto la possibilità di farlo”. Inizia così la lettera che Alberto Stasi, in cella da due mesi, condannato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco, ha inviato a Giallo.

Stasi ha chiesto di pubblicarla "per rendere omaggio" a suo papà Nicola, morto due anni fa. Una lettera diversa, che parla sì della sua vicenda giudiziaria, ma che la lascia come sullo sfondo. Dalla sua cella del carcere di Bollate Alberto Stasi non parla degli indizi che non tornano, delle scarpe, della bicicletta, dei testimoni. Scrive una lettera "da figlio", a un padre che se n'è andato troppo presto.

Per molti italiani, scrive Giallo, Alberto è l'assassino, “occhi di ghiaccio”, senza cuore, che ha spaccato la testa alla sua bella, giovane e innocente fidanzata Chiara. I giudici lo hanno condannato a 16 anni: "Non amo molto la pubblicità - scrive Stasi - e mi è sempre venuto difficile esprimermi, soprattutto in pubblico. Sembro sempre freddo e distaccato. Ma in queste settimane di carcere sento sempre un bisogno di scrivere. Oggi, poi, è una giornata particolare. Oggi sarebbe stato il compleanno di mio papà e allora stamattina presto ho iniziato a scrivere. Mio papà è stato per me, in una parola, la mia forza. Era un uomo di straordinario coraggio".

"Devo confessarti, ho vacillato quando te ne sei andato: l’uomo che stavo ancora diventando, per qualche momento, si è ribellato, perché la vita si era fatta improvvisamente ancora più dura per me e mi stava imponendo di affrontare senza di te, senza la tua presenza sempre rassicurante, la tragica morte della persona che amavo, le pesanti accuse che mi si muovevano, i pubblici attacchi, l’umiliazione di subire un processo gravissimo, una quotidianità anomala, una vita dal futuro incerto, un lavoro che, nonostante i tuoi sacrifici per farmi studiare, non poteva decollare; la vita quindi mi imponeva anche di fare i conti con la tua improvvisa scomparsa, con una morte inaccettabile che mi lasciava sfinito e impotente, ma con la consapevolezza di dover invece apparire forte e coraggioso, anche per la mamma".

"Ho preteso da me stesso di farcela, perché sapevo che sarebbe stato quello che tu avresti voluto, non mi avresti mai perdonato la resa, le lacrime, la testa abbassata. E così ho cercato di rialzarla, ho provato a farcela lo stesso, ho lottato per la verità e la mia libertà come tu, fino ad allora, avevi lottato per me. Quella stessa lotta che dentro ti ha logorato talmente tanto da portarti via, nel silenzio del tuo dolore e nel mutismo di quella amarezza che non volevi mostrare. A volte penso che se tutto questo non fosse accaduto, se non ci fosse stata questa grande ingiustizia, in questo momento tu saresti ancora qui con me e con la mamma".

"Non sai quanto avrei voluto farcela papà; non sai quanto avrei voluto che tutti potessero leggere e sentire dovunque il grido della mia innocenza: avrei potuto dirti queste cose da un luogo diverso da quello in cui mi trovo, avrei potuto continuare a piangere davanti alla tua lapide, da uomo libero.Così non è stato. Vivere nella dimensione in cui mi trovo oggi amplifica ogni tipo di pensiero, soprattutto quelli brutti e difficili. Però, papà, io penso che la libertà di un uomo non sia legata al luogo in cui si trova o a quello che può o non può fare, benché lo desideri fortemente; la libertà di un uomo si misura, come tu mi hai insegnato, da come affronta quello che la vita gli riserva ogni giorno. Un uomo è libero se la sua anima è libera, se il suo pensiero vaga, se la sua mente è attiva, se i suoi sentimenti sono sinceri, se la sua coscienza è limpida, se non perde mai la forza di lottare, la voglia di conoscere, di crescere, di maturare, di pensare che un futuro migliore può esistere e di porre le basi per costruirlo".

Stasi aggiunge: "E io non ho nessuna intenzione di arrendermi, nessuno potrà mai portarmi via quello che ho dentro. Un uomo libero, un uomo che manterrà i propri valori, la propria integrità e non perderà mai il coraggio di affrontare la vita, proprio come hai sempre fatto tu. [...] Ti chiedo solo, papà, di pregare, da lassù, di pregare tanto insieme a chi, lì con te, sa la verità, di pregare per me, perché io abbia la forza, perché io possa farcela, nonostante tutto; di pregare perché chi sa la verità possa trovare la forza di parlare; ma soprattutto di pregare per la mamma, che è da sola, che fa fatica a vivere senza l’uomo che amava e, ora, anche senza di me, in una vita che, oggi, a lei appare del tutto distrutta".

Prega per noi papà, e, oggi, che sarebbe stato il tuo compleanno, strappaci un sorriso con l’immagine del tuo ricordo mentre ti prepari per il rituale brindisi di festeggiamento e, con quella espressione indimenticabile sul viso, riempi i nostri calici, chiedi un applauso e corri felice per aprire i tuoi regali.

"Ti voglio bene papà. Te ne voglio davvero. Te ne ho sempre voluto. “avrei voluto continuare a piangere sulla tua lapide da uomo libero...” Tuo figlio Alberto".

Fonte: Giallo →
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