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Venerdì, 29 Marzo 2024

Parla la bulla che picchiò una ragazza disabile: "Chiedo scusa, è un brutto periodo"

Vuole una seconda chance Greta, la ragazzina di 15 anni che aveva picchiato e sputato a una sua compagna di classe disabile in un'istituto alberghiero di Varallo Sesia (Vercelli). "Sbagliare è umano", scrive in una lettera pubblicata dal quotidiano nazionale

Scrive una lettera al Corriere della Sera per spiegarsi, per scusrasi, per dire la sua, per negare di essere una bulla. Vuole una seconda chance Greta, la ragazzina di 15 anni che aveva picchiato e sputato a una sua compagna di classe disabile in un'istituto alberghiero di Varallo Sesia (Vercelli). "Sbagliare è umano", scrive in una lettera pubblicata dal quotidiano nazionale.

"Sono Greta, ho 15 anni. Sì sono la ragazza che tutti voi state dipingendo come un mostro", scrive. "Le persone che mi conoscono sanno che non sono una ragazza violenta, anzi, io sono dell'idea che le parole dette in una certa maniera possano far più male di uno schiaffo. Purtroppo, e risottolineo purtroppo, sto attraversando un brutto periodo, e a volte presi dalla rabbia e dal nervoso, si fanno cose che non si vorrebbero fare. A volte si agisce d’impulso, senza pensare a quello che si sta facendo. Io ho sbagliato, sicuramente. Non dovevo fare quello che ho fatto, ma come ho già detto prima, a volte si agisce d’impulso. Io credo che ogni essere umano possa sbagliare, altrimenti non verrebbe definito 'umano'".

"Ma credo anche che chiunque si meriti una seconda possibilità - scrive la ragazza -. E' giusto pagare per i propri errori; anche se sono davvero dispiaciuta per quello che è successo. Anzi, dispiaciuta non è la parola adatta, la parola esatta è pentita. Sono molto pentita per ciò che ho fatto, tornassi indietro non lo rifarei mai. State parlando di 'bullismo'. Io non sono una bulla! Mi state facendo passare per quella che non sono! Mi sento uno schifo, anche se so che per la maggior parte di voi è giusto così. Quello che sto passando io è sovrumano. E' più di quanto ognuno di voi si possa immaginare. Mi state giudicando tutti, ma mi state giudicando per quello che non sono. Non sono né una bulla, né una ragazza a cui piace fare del male alle altre persone. Ho sbagliato, lo so, e chiedo scusa a S".

La lettera si conclude così:

"Non chiedo la vostra comprensione, ma ci tenevo a farvi a farvi sapere che nonostante io abbia sbagliato, mi state facendo passare e sentire come una ragazza che ha ucciso. Ognuno merita una seconda opportunità, a magigor ragione se si è capito l'errore commesso!"

Fonte: Corriere della Sera →
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