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Venerdì, 29 Marzo 2024

In carcere ingiustamente per 40 giorni: "Omertà, psicofarmaci, sporcizia. Vi racconto tutto"

Un ex imprenditore ha trascorso 40 giorni in carcere, ingiustamente. Racconta in una lettera al Corriere la vita impossibile dei detenuti

Un uomo che ha trascorso ingiustamente 40 giorni in carcere, a San Vittore, scrive una lettera al Corriere.

Per raccontare quello che ha visto, per far capire a tutti gli italiani che cosa sono diventate le nostre prigioni. L'autore di questa testimonianza davvero da leggere è un ex imprenditore, ora responsabile vendite di alcune aziende in Italia. Del mondo delle carceri poco sapeva fino allo scorso 12 giugno. E' stato processato in contumacia per bancarotta fraudolenta, pare per un difetto di notifica. Di colpo si è trovato lontano dalla sua vita, dalla sua famiglia, senza nemmeno sapere bene il perché.

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Soltanto dopo 42 giorni, fino al 24 luglio, il tribunale ha riconosciuto il suo errore e ha disposto la scarcerazione immediata. "Spero che quanto testimoniato - dice - possa servire alla coscienza di qualcuno. Io pensavo che non mi sarebbe mai capitato. Mi è capitato. Ho sofferto, tanto, troppo. Sono stato scarcerato. Altri sono ancora lì dentro. Molti sono in attesa di un giudizio, non si sa se colpevoli o innocenti".

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Il suo racconto è molto dettagliato: "Non è umanamente facile vivere in nove persone, come eravamo noi, in 15 mq senza potere mai uscire se non per 2-3 ore al giorno. Io sono entrato -spiega - in uno dei raggi peggiori, ovvero il VI. il più vecchio, non ristrutturato, con 4 docce per piano (ogni 170 detenuti circa). Delle 22 celle per ogni piano (4 piani) sono capitato nella migliore. La più grande e la più pulita. Il carcere di San Vittore è vecchio di oltre 100 anni. Dei sei raggi il secondo e il quarto sono chiusi in quanto non ci sono fondi per ristrutturarli. La capacità ufficiale del carcere è di mille persone circa nel reparto maschile. Ma credo che il numero reale si avvicini alle 1800 persone. Si arriva ad una media di circa 7- 8 persone per cella"

C'è omertà in carcere, dice l'uomo: i detenuti non denunciano le guardie e viceversa. Poi tanti altri dettagli:

Distribuzione di psicofarmaci in maniera massiccia tra i detenuti. A una persona malata che era nella nostra cella mancavano 15 giorni alla fine della carcerazione. Aveva bisogno di morfina ma non ne poteva avere se non comprandola all’esterno, a sue spese, e attendendo che la direzione ne autorizzasse l’entrata. La farmacia del carcere non è in grado di procurarla. La cosiddetta ora di aria è costituita da spazi di cemento circondati da muri di cemento. Fa eccezione un rubinetto per l’acqua. A San Vittore ci sono alcune stanze dedicate a piccoli corsi e servizi quali biblioteca, barbiere,etc. Purtroppo sono accessibili solo se c’è personale. Per fare un esempio, il barbiere è disponibile una volta alla settimana per ogni raggio del carcere.

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Il lavoro è un miraggio, solo 10 persone per ogni raggio erano impegnate in attività lavorative. "E’ un lavoro retribuito per 3 ore, ma si inizia a lavorare alle 7,30 del mattino e si termina alle 17. Ovviamente i contributi vengono versati solo per le 3 ore previste". Le condizioni di vita sono realmente al limite:

La presenza di polizia penitenziaria è ridotta all’osso. La sera, il mese di Agosto, la domenica e nei festivi non vi è presenza di alcun genere di personale. C’e’ una sola guardia ogni due o tre piani. Tenendo conto che le celle sono sempre chiuse, se non vi è il personale non si può fare nulla, nemmeno aprire la cancellata per pochi minuti. Il cibo viene distribuito lungo il corridoio utilizzando un carrello. E’ lo stesso carrello che viene usato per portare la spesa ma anche per portare via i sacchi della spazzatura. Le malattie proliferano. il 15 giugno c’è stato ancora un caso di tubercolosi. Ci hanno fatto fare i test perché si temeva il contagio.

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Ora incomincia la stagione fredda, e non sarà facile per i detenuti di San Vittore:

Le finestre sono di plastica bucata. D’inverno si gela. Occorre razionare le vivande perché non ce ne sono per tutti. E’ possibile fare la spesa da una lista di prodotti presenti allo spaccio, compilando un modulo. La spesa viene consegnata scaglionata. O a partire dal terzo giorno successivo, oppure, una volta al mese, viene consegnata dopo sette giorni dalla richiesta. I prodotti spesso non sono disponibili. Tra i detenuti ormai è frequente lo scambio di alimenti e favori. Fare la spesa non è formalmente obbligatorio, ma se si vogliono fare le pulizie, lavare i panni, lavare se stesso, cucinare, cambiare le lampadine... bisogna comprare i prodotti con i propri soldi. [...] Le lenzuola è possibile cambiarle una volta al mese.

Fonte: Corriere della Sera →
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