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Venerdì, 19 Aprile 2024

"Si può combattere la leucemia senza chemioterapia"

Robin Foà, ematologo di fama mondiale: usiamo farmaci a bersaglio, il dasatinib e il blinatumomab. Niente più effetti collaterali

Secondo Robin Foà, un ematologo di fama mondiale, si può curare la leucemia acuta senza la chemioterapia. L’idea è nata una quindicina di anni fa quando nello studio delle terapie anticancro sono comparsi i farmaci «a bersaglio molecolare», capaci cioè di neutralizzare alterazioni genetiche responsabili di tumore. Il Corriere della Sera spiega oggi che un articolo è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine nei giorni scorsi (con tanto di editoriale di commento), la cui prima firma è di Foà, ma è anche frutto del lavoro di centri che afferiscono a Gimema (Gruppo Italiano delle Malattie Ematologiche dell’Adulto), è sostenuto dal 5 per mille di Fondazione Airc e ha avuto un contributo di Amgen. "Il nostro studio, su 63 pazienti, dimostra che la somministrazione di un farmaco a bersaglio molecolare, il dasatinib (tecnicamente un inibitore della tirosina chinasi, ndr), che neutralizza l’alterazione “Philadelphia”, seguito da un altro farmaco immunoterapico, il blinatumomab, che stimola il sistema immunitario a uccidere le cellule cancerose, aumenta la sopravvivenza di questi pazienti: l’85 per cento dopo un anno e mezzo di terapia sopravvive", dice Foà al quotidiano. 

Il blinatumomab è un farmaco speciale: si definisce "bispecifico", si lega, da un lato, alle cellule tumorali e, dall’altro, ai linfociti T (una categoria di globuli bianchi) e finisce per stimolare questi ultimi ad aggredire e distruggere le cellule tumorali. 

Questo schema di trattamento produce una «risposta molecolare» e non solo clinica. In parole povere: non solo la malattia, clinicamente, risulta sotto controllo, ma anche molte di quelle cellule malate residue, che si possono nascondere nel midollo osseo, vengono raggiunte e neutralizzate. E lo testimoniano sofisticati esami di laboratorio.

Foà conclude ricordando che questa terapia non comporta gli effetti collaterali della chemioterapia, funziona anche su persone anziane (uno dei pazienti dello studio ha 82 anni), può essere praticata a casa. E nel caso un paziente debba, poi, ricorrere a un trapianto di cellule staminali, l o può affrontare con maggiori probabilità di successo. 

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Fonte: Corriere della Sera →
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