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Giovedì, 25 Aprile 2024

"Mi ha promesso amore eterno, lo stesso giorno ha cercato di uccidermi"

Lidia Vivoli, la 46enne di Palermo picchiata dall’ex marito, ripercorre in un post su facebook il giorno più brutto della sua vita e accusa lo Stato di averla lasciata sola e senza lavoro: "La gente fa promesse che poi non mantiene"

"Il 24 giugno 2012, a quest'ora, ero ancora una donna ignara di ciò che stava per accedere... ". Lidia Vivoli, la 46enne di Palermo picchiata dal suo ex, ripercorre in un lungo post su facebook il giorno più brutto della sua vita.

"Avevo trascorso una giornata deliziosa", scrive Lidia: "Di mattina, insieme a mia sorella Vania e a colui che era il mio compagno, eravamo andati al Santuario della Madonna nera di Tindari, luogo in cui 'lui' mi aveva giurato amore eterno, mi aveva promesso di non usare più violenza nei miei confronti anzi aveva giurato che si sarebbe preso cura di me per sempre. Peccato che all'1 e 45, avrebbe cercato di uccidermi".

L'ex compagno la colpì più volte con una padella in ghisa e delle forbici. Lidia si salvò solo perché gli promise che non lo avrebbe denunciato.

Ora lei, madre di due gemellini, si è rifatta una vita ma il suo incubo non è mai finito. "Quando uscirà dal carcere mi ucciderà", aveva denunciato la donna lo scorso marzo. 

A distanza di alcuni mesi Lidia torna a parlare, ma per denunciare un altro colpevole. "Lo Stato mi ha lasciato sola".

Lidia si sfoga con un lungo post su Facebook, accompagnato dalle foto di quella aggressione che le ha cambiato per sempre la vita: "Vorrei vivere in un luogo in cui lo Stato protegge i suoi cittadini e le sue donne. Invece no!!! Vivo in un luogo dove la gente fa promesse che non mantiene".

Dopo le violenze subite la donna ha perso il lavoro e non ne ha ancora trovato un altro: "Ci sono leggi regionali che agevolano le aziende che assumono i disoccupati, ci sono leggi nazionali che agevolano le aziende che assumono donne vittime di violenza. Ora continuate a prendere scuse e a offrirmi lavori senza compenso".

Sono parole piene di rabbia e disperazione, gli stessi sentimenti che potrebbero portarla a lasciare la Sicilia.

"Se qualcuno volesse davvero aiutarmi - continua la bagherese - ho la necessità di far adottare i cani randagi salvati dalla strada, che vivono con noi. Sarebbe utile, solo così potrei fuggire dalla Sicilia, cercare un lavoro e poter dare un futuro ai miei figli. Anche un lavoro sarebbe di aiuto".

Le immagini a corredo delle sue parole sono molto forti: mostrano i lividi un po' ovunque, i tagli nella schiena e in testa e i segni delle pugnalate sul collo.

"Me le ha fatte mio padre", scrive.

"Dovevano rimanere private ma, visto che si continuano a mostrate, al telegiornale, le foto delle donne uccise che sorridono insieme ai loro carnefici, ho deciso di renderle pubbliche. Io ho fatto una scelta forte e provocatoria, anche con un po' di vergogna, ma ho capito la necessità di dare una immagine reale della violenza: mettere a disposizione di tutti il mio corpo martoriato, la mia espressione sconvolta devono servire da monito. Criticare e giudicare una vittima non serve a nulla".

Fonte: PalermoToday →
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