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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Caso Fonsai: 451mila euro a La Russa per "spese sinistri"

Negli atti è comparso un elenco stringato di prestazioni, indicate come "parcelle sinistri" e con un più vago “altre prestazioni di servizi”, che avrebbero garantito "alla famiglia dell’ex ministro pagamenti per quasi un milione di euro"

Ligresti e La Russa. La Russa e Ligresti. Da una parte Don Salvatore, dall’altra i La Russa. Al plurale, perché si parla di Ignazio ma anche di Vincenzo e Geronimo La Russa. La questione è emersa su Repubblica che ha pubblicato gli atti dell’inchiesta del pm della procura di Milano Lugi Orsi. Dove, tra le operazioni tra parti correlate delle società del gruppo Ligresti, spuntano i pagamenti ai membri della famiglia La Russa:

“Oltre trecentomila euro a Vincenzo La Russa, 451mila a Ignazio La Russa quando era ministro della Difesa, 211mila a Geronimo La Russa”.

Negli atti, infatti, (un documento è stato depositato agli atti dell’inchiesta sull’ex presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini, accusato di corruzione e calunnia, e Salvatore Ligresti, indagato per corruzione) è comparso un elenco stringato di prestazioni, indicate come "parcelle sinistri" e con un più vago “altre prestazioni di servizi”, che avrebbero garantito “alla famiglia dell’ex ministro della Difesa e parlamentare di centrodestra – scrive ancora Repubblica – pagamenti per quasi un milione di euro”.

Il 27 gennaio 2011 l'ufficio Ispettorato dell'Istituto di vigilanza sulle assicurazioni chiede a Fondiaria Sai, di "fornire i verbali stralcio dei verbali delle adunanze del 2009 e del 2010, con individuazione del relativo punto della verbalizzazione" su un lungo elenco di operazioni tra parti correlate.Ed ecco che, oltre i sette milioni deliberati a favore dello stesso ingegnere di Paternò e i 268mila euro alla moglie di Paolo Ligresti, spuntano i pagamenti ai La Russa. Da Fondiaria-Sai, Vincenzo La Russa, primogenito di Antonino, fratello di Ignazio e Romano, e indagato nel filone torinese dell'inchiesta, ha avuto due pagamenti: uno del 2010 da 126mila euro per "parcelle spese sinistri"; un secondo, del 2009, da 174mila euro per "parcelle spese sinistri + spese sociali diverse".

Molto di più porta a casa l'ex ministro della Difesa e leader di Fratelli d'Italia, Ignazio La Russa. Con un primo pagamento da Milano Assicurazioni nel 2009 incassa 198.928 euro per "altre prestazioni di servizi". Lo stesso anno, da Fondiaria Sai, incassa altri 98mila euro per "parcelle per spese sinistri". Operazioni simili nel 2010: una volta 76mila euro da Fondiaria Sai, un'altra 77mila da Milano assicurazioni, incassa oltre 150mila euro. Totale 451mila euro. Per "parcelle spese sinistri" e "altre prestazioni di servizi" incassa tra il 2009 e il 2010, 211mila euro anche il Geronimo La Russa, figlio di Ignazio, che ricopriva la carica di consigliere in Premafin.

LA RUSSA REPILICA – Escono le indiscrezioni, il caso fa il giro elle redazioni italiane. A stretto giro arriva la replica di La Russa. Quando ero ministro “non ho assunto alcun incarico né dalla Sai Fondiaria né da altri clienti”. E ancora: “Come ho più volte precisato, il mio rapporto professionale con la Sai (poi Sai Fondiaria) data dalla fine degli anni ‘70 e cioè anni prima che il gruppo Ligresti ne fosse azionista. Nel periodo in cui sono stato ministro della Difesa – racconta La Russa in una nota – ho ritenuto, in ragione del mio incarico, di autosospendermi di fatto dall'Ordine degli Avvocati inviando lettera al Presidente avv. Giuggioli”. “In quegli anni non ho perciò assunto alcun incarico ne dalla Sai Fondiaria ne da alcun altro cliente. Tant’è che la mia dichiarazione dei redditi 2012 relativa al 2011 non ha avuto alcun reddito professionale”, aggiunge il presidente di Fratelli d'Italia.

“Eventuali parcelle incassate nel 2009 e 2010 e comunque mentre ero ministro, si riferiscono perciò a pratiche acquisite e svolte negli anni precedenti. Rilevo peraltro che se è esatta la notizia di Repubblica (che mi riservo di verificare) 450 mila euro lordi per numerose pratiche assicurative in ben due anni (per un lavoro che coinvolge anche diversi avvocati del mio studio da me retribuiti) mi fa risultare nella parte bassa dell’elenco dei legali che seguono in Italia le pratiche di quella assicurazione. Si tratta in ogni caso di parcelle relative al legittimo lavoro professionale (così come quelle di mio fratello Vincenzo che ha uno studio distinto e separato e che collaborava con la Sai già quando io non ero ancora neanche laureato) che non ha alcuna ragione di essere accostato a quelle dello studio legale Cardia che rispetto, ma col quale non ho alcun rapporto non solo professionale ma nemmeno di semplice frequentazione. Con Giannini infine non ho poi avuto proprio mai rapporti di alcun genere”.

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