L'ambasciatore Luca Attanasio e il no alla richiesta di aumentare la scorta: "Mio marito è stato tradito"
Il diplomatico aveva chiesto al ministero degli Esteri che la sua protezione di due uomini fosse raddoppiata ma la Farnesina ha detto no. La moglie Zakia Seddiki dice che il marito è stato tradito da qualcuno che ha fatto conoscere i suoi spostamenti
L'ambasciatore Luca Attanasio aveva chiesto al ministero degli Esteri che la sua scorta di due uomini fosse raddoppiata ma la Farnesina ha detto no. Lo racconta oggi Flavia Amabile sulla Stampa in un articolo in cui si dice che il diplomatico - caduto in Congo lunedì scorso in un agguato dai risvolti ancora poco chiari, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustafa Milambo - un anno dopo in suo arrivo a Kinshasa nel 2018 ha inviato una lettera alla Farnesina, a Roma, per richiedere formalmente che la scorta di due carabinieri di cui disponeva venisse raddoppiata.
Evidentemente, nel corso delle missioni che aveva compiuto nell’arco di dodici mesi aveva avvertito che sarebbe stato più prudente e sicuro operare con una difesa personale più consistente. Il ministero degli Esteri, in seguito alla sollecitazione ricevuta, ha inviato, come da prassi, un suo ispettore a verificare la situazione. Ma la visita e la verifica sul posto non hanno purtroppo portato ad un esito positivo. Tant’è che Attanasio ha continuato ad essere protetto solo da due militari.
La Farnesina, contattata in serata da La Stampa, non ha dato risposte in merito alla vicenda. Intanto, in un'intervista rilasciata al Messaggero, la moglie di Attanasio Zakia Seddiki dice che "Luca è stato tradito da qualcuno molto vicino a noi, alla nostra famiglia. Quella mattina la sua era un'operazione che non implicava direttamente il suo lavoro di ambasciatore". L'ambasciatore aveva fatto richiesta, pochi giorni prima dell'agguato, di un'auto blindata: "Perché quella in uso aveva avuto problemi meccanici", spiega Zakia. Che poi punta ancora una volta il dito su "qualcuno che conosceva i suoi spostamenti" e che lo avrebbe tradito.
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Intanto l'agenzia di stampa Ansa scrive che nell'indagine sulla sparatoria costata la vita all'ambasciatore Luca Attanasio e al carabiniere Vittorio Iacovacci una certezza arriva dall'analisi dell'arma di ordinanza del militare, trovata a bordo della jeep, su cui viaggiava assieme al diplomatico. Il carabiniere non ha sparato alcun colpo, presumibilmente non ha avuto il tempo di reagire al blitz messo in atto dal commando (di almeno sei persone) che poi lo ha condotto nella foresta insieme agli altri ostaggi. Disarmato, non aveva alcuna possibilità di intervenire e difendersi nel corso della sparatoria che si è poi verificata tra i rapitori e i ranger addetti al controllo del parco Virunga. L'arma si trovava nel fuoristrada e dall'analisi effettuata dai carabinieri del Ros, cui la polizia locale ha consegnato la pistola, è emerso che nessun proiettile è stato sparato. Questi tasselli di "verità" finiranno nel fascicolo di indagine per sequestro di persona a scopo di terrorismo aperto a Roma e coordinato dai sostituti Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti. Agli atti anche un tablet, sempre trovato a bordo della jeep degli italiani, che potrebbe fornire elementi preziosi alle indagini soprattutto per quanto riguarda il piano di viaggio dell'ambasciatore e l'organizzazione degli spostamenti.
L'obiettivo di chi indaga è capire quante persone fossero a conoscenza della missione del nostro diplomatico ed eventualmente raccogliere elementi sul perché non fosse stata prevista una scorta armata. I due connazionali si trovavano nell'area nord est del Paese da almeno due giorni. Una presenza che, probabilmente, non è passata inosservata a chi era pronto a "vendere" a bande di rapitori i due cittadini occidentali. Elementi determinanti per definire i dettagli del drammatico conflitto a fuoco arriveranno dal racconto del del funzionario italiano del Wfp, Rocco Leone, scampato all'assalto. L'uomo non è stato sentito dagli inquirenti volati nelle scorse ore a Kinshasa e rientrati a Roma con le salme nella serata di mercoledì. Le sue condizioni fisiche e psicologiche non hanno consentito di procedere ancora con l'atto istruttorio. Altre risposte, infine, arriveranno dall'esame balistico disposto dopo l'autopsia svolta mercoledì al policlinico Gemelli. La Tac ha rivelato che gli italiani sono stati colpiti da due colpi ciascuno, forse tutti sparati da fucili kalashnikov, che hanno trapassato i corpi da sinistra a destra. Attanasio è stato raggiunto da colpi all'addome e l'esame ha individuato sia il foro di entrata che quello di uscita. Non sono stati individuati, però, residui metallici. Per quanto riguarda il carabiniere Iacovacci è stato colpito nella zona del fianco e, poi, alla base del collo dov'è stato individuato un proiettile di un AK47. Il corpo del carabiniere presenta multifratture all'avambraccio sinistro: si ipotizza, quindi, che il proiettile fermatosi al collo abbia colpito prima l'arto fratturandolo.